Personaggi della politica locale nello Stato Unitario

Aldo Tota
I primi problemi e le opere pubbliche
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Subito dopo l’Unità e l’avvio dell’attività amministrativa, la città di Andria si trovò di fronte, come del resto tutta l’Italia meridionale, a una serie di grandi problemi e difficoltà che resero tortuoso e per nulla facile l’approccio della popolazione alla nuova realtà nazionale.

Primo fra tutti, il problema economico ed il difficile avvio  della realizzazione di interventi pubblici che avrebbero dato respiro alla Città ed anche all’economia.
Andria venne amministrata, nel suo primo consiglio comunale post-unitario, da una maggioranza così detta della sinistra liberale che ruotava intorno alla figura di Riccardo Ottavio Spagnoletti  ed i cui principali esponenti eletti alle cariche amministrative furono  Porro, Margiotta, Brouquier, Gallelli, Gallo. A questi si contrappose il gruppo dei conservatori o moderati che invece, comprendeva oltre al clero reazionario, la gran parte delle famiglie proprietarie, Jannuzzi, Marchio, Fasoli, e la figura più rappresentativa di Giuseppe Ceci.

I gruppi si  distinsero, in un certo senso, anche nel programma amministrativo; i progressisti proposero subito dopo l’Unità il risarcimento delle perdite economiche subite nel periodo risorgimentale, da notabili e  piccoli borghesi; attuarono interventi nel settore scolastico con l’istituzione della scuola superiore tecnico-classica (dicembre 1861)  e, nel campo sanitario, incrementarono il numero dei medici condotti disponibili.  
Le rappresentanze conservatrici e proprietarie  proposero contro il progetto della linea ferroviaria Andria-Barletta avanzata dal gruppo Spagnoletti,  la realizzazione di collegamenti  con i territori circostanti ed in particolare, chiesero la realizzazione di una  linea Barletta-Spinazzola e la costruzione di strade di collegamento con l’entroterra. Questi progetti erano finalizzati ad agevolare la rete di commercializzazione dei prodotti agricoli, sui quali la nascente aristocrazia terriera aveva investito gran parte delle proprie risorse.

Lo Stato aveva, infatti, avviato subito dopo l’Unità, una serie di pesanti interventi di acquisizione al demanio delle amministrazioni locali,  dell’immenso patrimonio fondiario gestito dalla Chiesa e dai conventi. Così ad Andria, i conventi dei Cappuccini, di Santa Maria Vetere e di Santa Maria dei Miracoli furono destinati rispettivamente ad asilo per l’infanzia, ad ospizio e ad orfanotrofio. Dalla confisca delle terre appartenenti agli Ordini religiosi,  avevano subito tratto profitto i grandi proprietari che così incrementarono (a costi ridotti) i loro possedimenti con vaste estensioni di terreno da coltivare a seminativo o a vite; il  mercato del  grano e dell’uva stava attraversando un momento di particolare attrattività.

La politica di investimenti pubblici intrapresa nel primo triennio, portò  subito ad un disavanzo delle casse comunali di circa 39.000 lire piemontesi. Sulla linea del contenimento della spesa e degli appalti per il settore della riscossione dei dazi, si schierò la destra  e nel triennio successivo, con l’appoggio di parte della borghesia proprietaria, salì al potere e  dispose la sospensione di tutti gli stanziamenti così detti “improduttivi”: tali erano considerati  anche quelli relativi alla scuola superiore.
Le continue lotte tra le fazioni politiche, in qualche modo, paralizzarono l’attività amministrativa della Città nel decennio successivo all’Unità; la ricerca di alleanze per il potere, facilitò il ritorno della fazione clericale-reazionaria alleata dei conservatori, con effetti deleteri sul progresso cittadino.
Dopo alcune amministrazioni della destra succedutesi dal “64 al “68, si ebbe un periodo di forte condizionamento clericale  nelle decisioni della maggioranza.

Furono questi anni (1860-68), decisamente condizionati dall’incalzare dei lealisti ed ultrareazionari che attraverso l’appoggio finanziario del brigantaggio, tentarono un ultimo disperato ritorno del governo borbonico  e di tutte le prerogative  e le proprietà del clero, perse nell’immediata  riforma post-unitaria.
All’inizio degli anni “70  pare che le forze laiche della destra e della sinistra si coalizzarono attorno alla figura del Sindaco Riccardo Marchio per far ripartire il programma di spesa pubblica  anche con riguardo alla scuola ed ai servizi pubblici, in quanto “” Andria, tra le prime in Puglia per popolazione  progresso nell’agricoltura, trovasi al di sotto anche dei piccoli paesi per nettezza, strade e statuti edilizi (discorso di insediamento davanti al Consiglio Comunale 7/3/1870). 

venerdì 18 Maggio 2012

(modifica il 6 Febbraio 2023, 9:19)

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