La città alla vigilia dell’Unità d’Italia

Aldo Tota
Resistenze ostinate al cambiamento negli ambienti filoborbonici e clericali
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Le truppe garibaldine conquistarono definitivamente le due Sicilie, entrando a Napoli il 7 settembre 1860. La città di Andria si affrettò  a manifestare, pochi giorni dopo, la propria adesione e fedeltà al nuovo Governo  con una delibera del Decurionato (assemblea  consultiva non elettiva del periodo borbonico). Nessun ripensamento  o conversione alle idee libertarie e democratiche, bensì una decisione  imposta dalle circostanze e dalla necessità di un cambiamento “gattopardesco” e che rappresentò   l’atteggiamento  della gran parte di coloro che detenevano il potere economico  e politico. La  Città,  poi, ratificò nei successivi plebisciti una decisione già scontata. Riferisce il Petrarolo  di  resistenze da parte del conservatorismo più ostinato nella  Chiesa, le quali portarono all’abbandono della curia vescovile da parte di mons. Longobardi ed a varie scomuniche  (Mons.B.Frascolla) nei confronti di coloro che parteciparono  alla liberazione al seguito di Garibaldi.

Intanto in Andria si andò  delineando il fronte dei liberali progressisti di ispirazione democratica e mazziniana, capeggiati da Riccardo Ottavio Spagnoletti , cui si affiancarono esponenti del patriziato, esclusi dalla grande proprietà, e liberi professionisti:  Porro,  Montenegro, Azzariti, De Giorgio, Galleli, Margiotta, Gallo ed altri che ben presto ritroveremo eletti nel primo Consiglio Comunale della Città di Andria.

Dall’altra parte  i conservatori   (Jannuzzi, Fasoli, Marchio etc)  si riorganizzarono attorno alla figura di quel Giuseppe Ceci  già paladino del moderatismo e dei vani tentativi  di conciliazione delle rivendicazioni costituzionali  nell’ambito del  regime borbonico. 

Quest’ultimi, tra l’altro non rinunciarono ad alcuni estremi  episodi  di rigurgito lealista, allorchè nel febbraio del 1861 organizzarono  un centinaio di  individui che , per la maggior parte muratori, si riunirono sotto il Palazzo di Città per chiedere a gran voce il classico “pane e lavoro” , inveendo contro il  nuovo Sindaco reggente, il  notaio  Nicola  Porro,  e inneggiando a favore del  Ceci. Si scopri, poi, che gli organizzatori erano alcuni canonici legati alla famiglia Ceci da rapporti di clientela.

Dunque , la Città si preparò (almeno per l’assetto statale) a cambiar pagina ed il Regno  provvide ad estendere l’ordinamento amministrativo  sabaudo a tutta  l’Italia unificata. In pratica si istituivano le Amministrazioni Comunali e Provinciali per gestire la cosa pubblica nei rispettivi ambiti. La novità era rappresentata da una prima embrionale partecipazione dei cittadini alla elezione dei  Consigli. La legge che fu successivamente modificata più volte, inizialmente prevedeva che  gli elettori avessero almeno 25 anni , sapessero eleggere e scrivere e che risultassero contribuenti per almeno 40 lire di imposte.

La Città di Andria contava all’epoca contava circa 29.000 abitanti ( centro fra i più popolati del Meridione) poteva eleggere 30  consiglieri comunali e una  Giunta Comunale composta dal Sindaco , tre Assessori effettivi e due supplenti. Il Sindaco era nominato direttamente con Decreto Regio.
Il 4 febbraio 1861, il Governatore della Provincia di Terra di Bari, con una lettera circolare invitò i Sindaci nominati reggenti per il periodo della riorganizzazione, a    procedere alla formazione dei comitati elettorali ed alla approvazione delle liste dei candidati e degli elettori per poter adempiere alla legge 23 ottobre 1859.

Agli atti dell’Archivio comunale risultano documentati  (verbale del 26 maggio 1861) gli esiti delle votazioni  per il  Consiglio Comunale; con atto del  7 giugno 1861, l’Intendente del Circondario di Barletta,  disponeva la proclamazione dei  30 consiglieri comunali eletti e fissava al 12 giugno successivo, la data per la prima seduta del Consiglio e per la elezione della Giunta Comunale.

Da un esame delle  professioni riportate, si evince una netta prevalenza di professionisti ed una  ristretta rappresentanza di proprietari. L’età media  del nostro primo consiglio si aggirava sui 40 anni e spiccavano tra i banchi anche le figure di due giovani consiglieri Michele Azzariti di 29  e Marco Spagnoletti di 28 anni.

I gruppi liberal democratici avevano comunque costituito una coalizione che, almeno per i primi tre anni di governo cittadino riuscì ad imporsi. Il primo Sindaco risultò essere  il notaio Nicola Porro di anni 42.

Fonti

 

Archivio Comunale- atti elezioni 1861-63
Terra e potere in una Città del Mezzogiorno –N.Antonacci (Bari 1996)
Andria e il mons.Longobardi, Istanza al Governo-1860
N.Petrarolo  -Andria dalle origini-(1990)

venerdì 23 Marzo 2012

(modifica il 6 Febbraio 2023, 9:18)

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