Garibaldi e Cavour

Aldo Tota
Due protagonisti e grandi assenti dalla costruzione dell'Italia
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Appare doveroso allontanarci un attimo dalla storia locale e riportare alcuni tra i tanti  documenti della storia risorgimentale che offrono  brevi ma significativi profili  dei protagonisti e del periodo storico. 

Si può rileggere uno dei dispacci, tratti dai carteggi di Cavour, con i quali Francesco II invitava il suo plenipotenziario presso il Governo sabaudo ad una disperata trattativa con il Piemonte: la cessione della Sicilia in cambio del  ritiro delle truppe garibaldine . Il diniego di fronte alla proposta di comoda acquisizione dell’Isola, è indicativo della pochezza ideale e politica dei Borboni e, di contro,  della forte determinazione e coerenza  del Cavour  nei confronti dell’idea unitaria: per quest’ultimo un’idea irrinunciabile. 

“Napoli 21 luglio 1860- Milazzo è stretta dalle truppe di Garibaldi.La guerra è riaccesa in Sicilia.Sacrifici si farebbero per evitare nuova guerra civile. Deciso ordine per ritirare tutte le truppe napoletane sul Continente, purchè  a  Garibaldi s’imponga cessare per sempre ogni ostilità. Provocate ordini imperativi per telegrafo per le vie Napoli e Cagliari”
Garibaldi, grande ed indiscusso protagonista, la cui sintesi  ideale era  così semplicemente ma drasticamente riassunta nelle sue memorie: ”Noi non conosciamo altri  princìpi  senonchè i due, del bene e del male. E per l’Italia sarà sempre principio del bene quello di volerla unificare. Fare il bene della Patria è la nostra Repubblica.””
Quando il Generale scrisse le sue memorie, era segnatamente ferito  dal tradimento in atto  ad opera di una classe politica che,  abbandonato lo spirito rivoluzionario e progressista del Risorgimento, si impantana in una politica di beghe ed interessi, trascurando i grandi temi sociali della ricostruzione.
Di qui la parte introduttiva delle sue memorie piene di rancore e  di  delusione per le speranze deluse.

”Alla gioventù italiana- Eccovi un altro mio lavoro, questo lo dedico a voi……… il male che dico del Governo,credo sia inferiore ai meriti dello stesso, e desidero che si creda che non per sistema io lo maledico, ma per puro convincimento di far del bene, accennando del male .Che la Monarchia per interesse proprio abbia secondato le aspirazioni nazionali, credo sia assurdo il negarlo, siccome penso sia assurdo negare aver la Democrazia seminato i campi di battaglia con i suoi martiri nell’intento solo generoso dell’unificazione dell’Italia e della sua emancipazione dal dominio straniero e teocratico. Alcuni pochi che nelle file della democrazia pugnarono per il proprio avvenire oggi si trovano nel consorzio monarchico. Il Governo italiano modellato su quello imperiale di  Francia, in tutto lo somiglia. Perseguitino pure l’Internazionale, cioè la miseria da loro creata e mantenuta, ed invece di costruire degli ospizi e asili per i tanti condannati a morir di fame in questo inverno di carestia, comprino pure delle nuove tenute da caccia per divertirsi! Vedremo come se la caveranno con la fame della moltitudine. In Germania, tutti lo dicono, non v’è più individuo che non sappia leggere e scrivere; la Francia grida “istruzione ad ogni costo”. L’italia prodiga a pagare dei vescovi e simili agenti delle tenebre.

La chiara e ferma  indicazione di Roma  capitale da parte di Cavour (nel documento che segue) sta, altresì, a significare l’alta concezione ed il rispetto, nonostante il pragmatismo politico, nei  valori ideali, riguardo ai i quali non v’era spazio per nessuna rivendicazione d’interesse, campanilistica o di primogenitura da parte del Regno Piemontese ( atteggiamento inimmaginabile oggi!). Non sapremo mai se lo Statista, avesse già in mente un programma di interventi per il dopo-Unità e per i grandi problemi sociali che si sarebbero presentati. Possiamo solo supporre che la sua lucida visione del periodo risorgimentale non poteva non escludere le grandi difficoltà d’ordine socio-economico delle diverse regioni da unificare. La sua scomparsa nell’immediato periodo post-unitario segnò certamente una grave perdita per l’Italia liberale e per i moderati,  sia sotto il profilo “morale” che “intellettuale”. Difficilmente, nella sua storia,  il Paese troverà figure di governanti dal profilo talmente elevato.

“”La questione della capitale non si scioglie , o signori, per ragioni né di clima, né di topografia, neanche per ragioni strategiche: se queste ragioni avessero dovuto influire sulla scelta della capitale, certamente Londra non sarebbe la capitale della Gran Bretagna, e forse nemmeno Parigi lo sarebbe della Francia.
La scelta della capitale è determinata da grandi ragioni morali. E’ il sentimento dei popoli quello che decide le questioni ad esso relative.

Ora, signori, in Roma concorrono tutte le circostanze storiche, intellettuali, morali , che devono determinare le condizioni della capitale di un grande Stato.
Io credo di avere qualche titolo a poter fare questo appello a coloro che , per ragioni che io rispetto, dissentissero da me su questo punto; giacchè , o signori, non volendo avanti a voi fare sfoggio di spartani sentimenti , io dico schiettamente : sarà per me un dolore di dover dichiarare alla mia città nativa (Torino) che essa deve rinunciare risolutamente, definitivamente ad ogni speranza di conservare nel suo seno la sede del Governo. Sì, o  signori, per quanto personalmente mi concerne, io vado con dolore a Roma”

(atti parlamento italiano-dal discorso di Cavour , 25 marzo 1861)

venerdì 20 Aprile 2012

(modifica il 6 Febbraio 2023, 9:19)

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