Spettacolo

Rototom: la comunità della bellezza!

Tommaso Leonetti
Rototom - l'intervista
Un festival che conta 211.000 partecipanti, provenienti da 77 paesi del mondo, e che crea un modello di comunità basata sulla diversità, umanità, inclusione, interculturalità senza confini
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Perché? È un Festival che con i suoi 211.000 partecipanti, provenienti da 77 paesi del mondo, crea un modello di comunità, basata sulla diversità, umanità, inclusione, interculturalità, senza confini.

Un esempio di solidarietà che si è palesato mercoledì 17 quando a causa di una violenta bufera di vento, che ha impedito il regolare svolgimento della serata, la comunità si è unita evacuando ordinatamente il recinto, aiutandosi nel ritorno alla normalità in campeggio come fosse una famiglia.

Una comunità, quella del Rotototom, che vive nel pieno rispetto del pianeta.

#Wemustchangetheworld è stato il motto di quest’anno! Nel 2020 era #Wecanchangetheworld, (citazione di Linton Kwasi Johnson), ma il tempo stringe ed è ormai un dovere agire il prima possibile attraverso il comportamento di ognuno, l’impegno sociale, il rispetto altrui e verso la natura che ci ospita.

Ormai da tempo Plastic Free, l’edizione 2022 del festival ha evitato di immettere più di 39 tonnellate di CO2 nell’atmosfera con l’installazione di numerose cabine di rifornimento d’acqua, pari a 140.00 bottiglie di plastica.

Quest’anno ho avuto la piacevole possibilità di intervistare il maximum leader del Rototom, Filippo Giunta, l’espressione vocale di un gruppo coeso, che negli anni ha creato tutto questo. Un uomo pacato, concreto, coraggioso, sorridente e coerente.

T: “Filippo com’è stato il ritorno ad abbracciarsi, dopo due anni di stop forzato?”

La sua prima espressione è stato un sorriso! Sorriso consapevole delle difficoltà superate, ma soprattutto del ritorno a stare assieme.

 F:” Non essendo una rassegna di musica, ma un’esperienza globale posso dire che senza il contatto fisico, senza la vicinanza, senza la condivisione, senza campeggio, con mascherine e distanziamento non avrebbe avuto senso. E’ stato giusto aspettare. E questa scelta ha premiato sia come affluenza, che come intensità della manifestazione. Sono stati superati i numeri della passata edizione con un totale di presenze maggiore, dislocato in più giorni.

T: In un recente video realizzato da Tommaso D’Elia e Simone Pallicca, Utopia/utopie ( di cui consiglio fortemente la visione, https://www.arcoiris.tv/scheda/it/32186/) mi sono incuriosito quando hai parlato di un nuovo progetto:. rendere permanente l’esperienza del Rototom, attraverso la realizzazione di un campeggio in cui “vivere” tutto l’anno! Puoi dirmi qualcosa di più?

 F: Un format che permetta a tutti, in qualsiasi momento dell’anno, di vivere l’esperienza del Rototom, per ricaricarsi, per acquistare fiducia nel genere umano, quasi terapeutico. Magari si va per un po', poi per un po’ di più e magari ci si va a vivere sempre. Non si potrà fare subito. L’obbiettivo finale è creare uno spazio aperto tutto l’anno per tutti gli idealisti del mondo.

L’idea che la comunità che si crea in 7 giorni, possa diventare uno stile vita che scegli, dove i tuoi vicini sai che la pensano come te, è un progetto ambizioso, ma realizzabile, step by step.

La rappresentazione del mondo del futuro, non riuscirà a fermare questa globalizzazione positiva, ormai la gente si sposta, non puoi chiudere i confini, questo sarà il futuro, noi tentiamo di accelerarlo.

Il magic Mundo è uno spazio dedicato ai bambini che assorbono e poi sono da esempio ai padri.  Stiamo costruendo il futuro e cerchiamo di raddrizzare il presente.

T: Dove pensate di realizzare questo progetto?

F: Il luogo esiste, chiaramente non posso indicarvi la location, la burocrazia non è semplice, il giusto confronto con gli ambientalisti fondamentale, essendo un luogo protetto, le giuste valutazioni sono importanti, facendo un passo alla volta, nel rispetto di tutti, senza imporsi alla comunità, per evitare situazioni come quelle in Italia durante quest’estate.

T: Che ruolo che assume oggi la musica reggae in Italia?

F: Il suo ruolo è quello di educare tutti al rispetto. Rispetto verso se stessi, verso gli atri, verso al natura e verso tutto ciò che ci circonda. Questo è l’unico modo che ci può proiettare al futuro!

T: Il recinto vive dalle 14.00 di pomeriggio fino alle 7.00 del giorno dopo. Verso il tramonto, a dare il benvenuto alla musica c’è una parata di Batucada (ogni giorno diversa) che accompagna il pubblico dal Lion Stage (ingresso) fin sotto il palco del Main Stage. L’alternanza dei gruppi mi ha fatto pensare alla Murga, un ensamble di teatro, musica e danza in chiave ironica e ritmica, originaria argentina, e che assume una connotazione differente in Italia.  Che ne pensi?

F: Perché no! Non la conosco, ma mi hai incuriosito. Il Rototom è un progetto inclusivo, motivo per cui cresce a dismisura. Sarebbe bello inserirla l’anno prossimo!

Ci siamo salutati con questo arrivederci alla   prossima edizione e sono andato a immergermi nel panorama musicale.

Domenica 21 ad aprire la serata sono stati gli Abyssinian con Donald Manning unico membro originale del gruppo, che ha eseguito pezzi storici.

Il reggae degli anni 70 è stato rappresentato da una union mitica: Sly Dunbar, che da poco ha perso il compagno storico Robbie Shakespeare, & the Revolutionaries   ft.  Dean Fraiser, Earl “Chinna” Smith, lloyd Parks. Gli amanti del reggae classico hanno goduto di pezzi storici ascoltando chi li ha creati. L’esibizione è stata memorabile.

L’hip hop di Mala Rodrighez, performance dinamica, affiancata sempre da due ballerine, molto energiche, ha tenuto il palco da vera star spagnola.

A infiammare il palco è stato Alborosie, italiano di nascita e Jamaicano di adozione, che con la sua band ha fatto ballare tutti. Quando ha eseguito “Herbalist” il main stage era in delirio.

Una menzione particolare la meritano i nostri italiani Raphael e Lion D che, con la Livity Band, dopo le 02:30 sul Lion Stage hanno intrattenuto ed entusiasmato il pubblico per niente stanco con una performance coinvolgente e trascinante.

Subito dopo, come non lasciarsi guidare in un luogo ipnotico come la “Dub Academy”, dove Aba-Shanty-i, sul sound dei Green Light, fino alle 5.00 ci ha deliziato con un dub mistico.

Il Lunedi 22 è stato un giorno letteralmente memorabile.  Lo start è stato dato dell’esibizione della Batucada dei Borumbaia, un gruppo di circa 50 unità, cariche a mille che hanno contagiato di entusiasmo il pubblico, supportati dal popolo del Magic Mundo, i laboratori dei bambini che hanno preceduto la parata spargendo sul pubblico mille colori ad acqua. Coinvolgenti, entusiasti hanno percosso i loro strumenti: repique, surdo, rullanti, sonagli fino allo sfinimento con un suono travolgente e ancestrale.

I primi ad esibirsi sono stati gli Iseo & Dodosound, duo spagnolo elegante ed energico.  Il pubblico è andato letteralmente in delirio e la loro emozione sul palco era visibile. Un misto di dolcezza e forza.

La serata è continuata con le star del reggae Italiano, gli Africa Unite, che festeggiavano (anche se un anno di ritardo, per via del covid) i loro 40 anni di attività. Chapeau. Performance al top come sempre, alternando pezzi nuovi dell’ultimo album “Non è fortuna” ai classici sempre attuali. Durante il concerto c’è stato un problema tecnico alla chitarra, ma è stato egregiamente superato e il pubblico ha compreso. Da grandi veterani hanno dato spazio a una esponente del panorama reggae italiano dalla voce potente: Awa Fall!

A seguire, lo showman Luciano che ha intrattenuto il pubblico con le sue liriche spirituali, ma anche con la sua performance dinamica e travolgente. Inizialmente entrato con un ingombrante, zaino, divisa, bastone, cappello, un po' alla volta si è liberato di tutto, ciononostante, il pubblico lo omaggiava di oggetti mistici e lui non si sottraeva nell’accettarli e ringraziare con sguardi fugaci colui i mittenti dei doni. Esibizione bellissima, dinamica e al tempo stesso melodica. Capriola classica finale e pubblico in delirio.

Il ritorno sul palco di Burning Spear è stato il momento artistico più importante del festival, alla veneranda età di 77 anni, portati benissimo,il cantante ha fatto una performance pacata e animatissima al tempo stesso. La leggenda non ha deluso le migliaia di persone accorse.  Mistici i momenti in cui ha preso le sue congas e come se non ci fosse niente attorno a lui, le ha suonate in maniera impeccabile! Accordandole sul palco perchè non soddisfatto del suono.

A fine concerto un pregevole discorso da parte dell’organizzazione che tutta assieme sul palco ha dato appuntamento all’anno prossimo!

A seguire nel Lion Stage si sono esibiti i bravi valenziani Auxili e i potenti siciliani Shakalab che hanno suonato l’ultimo concerto della 27° edizione, infiammando il pubblico tutt’altro che stanco.

 

Un grazie particolare a Filippo Giunta, per il tempo dedicatomi, Luca D’agostino per la concessione di alcune foto pubblicate, Simone Pallicca, Elena Caronia e Luigi Santini per il supporto.

Se dovessi riassumere in tre aggettivi il festival: coerente, meraviglioso, utopico e concreto al tempo stesso.

 Come in passato, Vi saluto con il mio consiglio: andateci!

mercoledì 7 Settembre 2022

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adso da melk
adso da melk
1 anno fa

….e va bene il vestito del “neo ecologismo” posticcio come la musica in spiaggia di Jovanotti, ma arrivare a desumere connotati antropologici, psicologici e geopolitici da un festival dove “l’origano” regna sovrano mi pare eccessivo. Addirittura si regredisce ancora una volta nell’illusione della comune sessantottina condita dalla logica del Peace and Love…Woodstock è lontana e pure l’isola di Wight. Emancipiamoci dal vissuto adolescenziale ed aiutiamo l’ambiente cominciando a non fumare per esempio. Tutto in mia discutibilissima opinione