L’udienza

Processo 12 luglio 2016, l’accusa: «Lo scontro si poteva evitare. Gli operatori della ferrovia lavoravano in un contesto obsoleto»

Luca Ciciriello
Luca Ciciriello
Scontro tra i treni, 12 luglio 2016
Scontro tra i treni, 12 luglio 2916
Chiusasi la fase del dibattimento, questa mattina nell’aula bunker del carcere di Trani si è aperta la discussione dei pubblici ministeri, Marcello Catalano e Alessandro Donato Pesce
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Il pm Marcello Catalano lo definisce un dato inconfutabile: «Se l’impresa ferroviaria che gestiva la circolazione e l’infrastruttura, cioè la Ferrotramviaria Spa, avesse investito 664mila euro per la realizzazione e l’utilizzo del blocco conta-assi, invece, di orientare le scelte aziendali ad altro, tra cui il profitto, a quest’ora 23 persone non sarebbero morte, sarebbero ancora vive, 51 persone non avrebbero riportato lesioni e, quindi, 23 famiglie non sarebbero distrutte». Chiusasi la fase del dibattimento, questa mattina nell’aula bunker del carcere di Trani si è aperta la discussione dei pubblici ministeri, Marcello Catalano e Alessandro Donato Pesce, nel processo sullo scontro tra i treni avvenuto il 12 luglio 2016 e che vede imputati 17 soggetti (16 persone fisiche a cui si aggiunge la società). Un’udienza, quella di oggi, durata quasi quattro ore, la prima in cui viene ascoltata l’accusa. In sintesi secondo i due, quell’incidente si poteva prevenire e, soprattutto, si sarebbe potuto evitare, anche perché, per loro, chi aveva il compito di vigilare e controllare non l’ha fatto, nascondendosi dietro «un’apparente burocrazia».

«È vero, è dimostrato che gli operatori della ferrovia, cioè coloro che hanno materialmente operato il 12 luglio 2016, hanno violato le regole – ha dichiarato il dottor Catalano -. Hanno sbagliato e violato il regolamento di circolazione, che ha portato allo scontro di quei due treni. Però, è anche vero che quegli operatori lavoravano in un contesto obsoleto, in un regime di circolazione chiamato del blocco telefonico che è vecchio, del secolo scorso e forse dell’Ottocento addirittura». I pm ritengono che quegli operatori non siano stati adeguatamente formati e informati del pericolo e del grave rischio a cui erano esposti.

«Non dobbiamo dimenticarci mai che questo processo riguarda anche un incidente sul lavoro – ha precisato Catalano – perché sul treno 1021 quel giorno lavoravano il macchinista Caterino e il capotreno Lorizzo, quest’ultimo fortunatamente superstite. Sul 1016, l’altro convoglio, lavoravano il capotreno De Nicolo e il macchinista Abbasciano: loro sono morti tutti e due, mentre lavoravano».

«Il Tribunale – ha continuato – è chiamato a rispondere a un’istanza di giustizia che proviene, innanzitutto, da 23 esseri umani che sono saliti su due treni e quel giorno volevano raggiungere una destinazione per proseguire la loro vita. Erano inconsapevoli che quei treni venivano gestiti solo dagli uomini. Invece, la loro vita si è fermato al km 51, fra Andria e Corato, alle 11:05 e 25 secondi. Ciò che rende insopportabili queste morti è che si potevano evitare».

Da oggi i pm hanno cominciato ad evidenziare elementi e fornire coordinate per comprendere e analizzare le prove che si sono formate. Catalano ha ribadito la complessità del processo per diversi motivi: innanzitutto, la pluralità delle parti, dei consulenti, dei testimoni, ma anche per la difficoltà della materia e per questioni organizzative (si pensi alla pandemia, ai cambiamenti di luoghi e collegi giudicanti).

Lo ricordiamo, la requisitoria dei pubblici ministeri, avviata questa mattina, è l’atto con cui i pm riassumono e precisano i capi d’accusa contro gli imputati, cui segue la formulazione delle richieste di assoluzione o condanna al collegio giudicante. Dopo la discussione dell’accusa, ci sarà quella dei difensori delle parti civili e degli imputati.

mercoledì 28 Settembre 2022

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pasquino
pasquino
1 anno fa

e no cari PM, adesso addossiamo la colpa ai piani alti?? contesto ottocentesco??? dovevate alzare quel c***o di telefono e basta!!!!