Le dichiarazioni

Il Madagascar ha due nuove scuole con il prezioso contributo di due benefattori andriesi

Sabino Liso
Sabino Liso
L'inaugurazione della scuola a Tanandava
L'inaugurazione della scuola a Tanandava ©SabinoLiso
Riccardo Galentino e Domenico Lorusso finanziano, per il tramite dell'ass. "Insieme per l'Africa", due edifici scolastici rispettivamente a Bejofo e Tanandava. Nei giorni scorsi una delegazione di Andria ha presenziato agli eventi inaugurativi
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Una delegazione dell’associazione Insieme per l’Africa è stata dall’8 al 18 novembre in Madagascar in occasione dell’inaugurazione di ben due scuole finanziate con il contributo di due benefattori per il tramite dell’associazione andriese, che ormai da circa 20 anni continua, nella sua missione, a seminare opere di bene in terra d’Africa. Hanno fatto parte della delegazione della Onlus andriese: il dottor Riccardo Matera, l’imprenditore Riccardo Galentino che ha finanziato una scuola a Bejofo (a nord est della capitale malgascia), il consulente Biagio Figliolia e il sottoscritto in qualità di giornalista e promotore delle attività dell’associazione andriese.

Oltre 15 ore di viaggio per raggiungere quei luoghi che hanno chiesto ed ottenuto aiuto. Encomiabile l’opera delle suore Trinitarie lì, nel paradiso delle contraddizioni: ci sono ricchezze depredate dalle grandi multinazionali, c’è la terra e con essa la speranza che possa essere feconda di frutti buoni per sfamare interi villaggi disseminati a chilometri di distanza l’uno dall’altro nella immensa savana. Lì, dove il tempo è scandito dalla luce del sole, alle 4 di mattina c’è già un brulicare di uomini e di donne che si attivano per mandare avanti la famiglia: i bambini percorrono a piedi nudi anche distanze talvolta abissali, 5 chilometri in media, per raggiungere la scuola, consapevoli che è l’unica arma a loro disposizione per crescere e migliorare il contesto in cui vivono. C’è un rigore composto e c’è una dignità disarmante in quel popolo che non ha niente e che chiede pochissimo pur di migliorare la sua condizione. Il nostro progresso non è arrivato a rendere cupe e accelerate le loro giornate: è una nostra prerogativa e tale resta! Lì c’è il “pole pole”, un invito velato a rallentare: il superfluo di cui ci accerchiamo non fa altro che accrescere il nostro stato di malessere. E a coloro che ci invitano alla calma, fanno da contrappeso tutti quelli che con una estrema indolenza non fanno nulla per cambiare il corso degli eventi perché forse sanno già di essere destinati alla sconfitta. L’uomo bianco vince e quello nero perde. Sempre.

Ma torniamo al nostro diario di viaggio. Il 12 novembre è il giorno dell’inaugurazione della scuola costruita ad Tanandava (a sud della Terra Rossa): tre grandi aule, servizi, una piccola cucina ed un’area che presto sarà attrezzata a campo di basket. Attorno il deserto, nelle vicinanze un villaggio: si prodigano tutti per allestire l’edificio a festa. Alla spicciolata arrivano dai villaggi lontani e mi accorgo che la distanza è solo un nostro limite; giunge sul posto il vescovo, il delegato per l’istruzione e tutte le massime autorità. A parte i religiosi, i più ricchi giungono con un carro trainato da un trattore; l’organizzazione è impeccabile, frotte di alunni suddivisi per età si esibiscono in canti, una piccola ringrazia la famiglia Lorusso per aver costruito lì la scuola. Il nome di Antonio e Mariella campeggia sulle divise degli scolari. C’è un’area di festa e la si percepisce ovunque. Grazie a papà Domenico (Mimmo per gli amici), Antonio e Mariella continuano a vivere negli occhi e nella voce squillante di mille e più bambini e bambine che, adesso, in quel luogo dimenticato da tutti, hanno una scuola. I due coniugi, ricordiamo, morirono a seguito di un tragico incidente avvenuto il 7 maggio del 2017, lungo la ex statale 98. Domenico, papà di Antonio, decise di investire i soldi ottenuti dall’assicurazione a seguito della morte del figlio in gesti caritatevoli: ha finanziato buona parte della costruzione di questa scuola, presidio di cultura e di legalità in una terra martoriata dalla povertà assoluta. Una scuola per sfamare la voglia di riscatto di un popolo povero sì, ma dignitoso.

Sulla targa dell’associazione campeggia una scritta: “Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo”. Gli auspici sono tutti per loro.

Il 16 novembre con il gruppo – dopo giorni di viaggio, che scorrono dai finestrini dell’auto quasi fossero film-documentari di una bellezza disarmante, coi terrazzamenti di risaie che coprono montagne e colline, e che sembrano squame di pesci giganti, assieme a palmeti, frutteti, zebu al pascolo, tutto contribuisce ad alleggerire le distanze abissali (ogni spostamento richiede circa 10 ore di auto percorribili su improbabili strade dissestate) – giungiamo a Bejofo, questa volta a nord est della capitale (Antananarivo). Qui, grazie al prezioso contributo dell’imprenditore Riccardo Galentino, scriviamo un’altra bella pagina per l’associazione “Insieme per l’Africa”. Riccardo, costruttore di lungo corso, ha perso sua moglie Teresa diversi anni fa. Era stata proprio lei ad aver espresso il desiderio, quand’era in vita, di voler fare qualcosa per tutti quei bimbi africani: una scuola sarebbe stato un grande regalo per loro e nel contempo una bella azione frutto di quell’amore che così sarebbe rimasto scolpito eternamente nella memoria del popolo africano e non solo. Ecco che partono i lavori e, seppure a distanza, Riccardo li segue, dà suggerimenti per far sì che quella scuola si erga bella, solida e funzionale. La scuola svetta maestosa su due livelli, c’è il campo da basket, il pozzo e la cisterna per l’acqua. C’è anche un’area dedicata alla foresteria e un’annessa cucina. Le sei aule ospitano circa una trentina di alunni ciascuna. Sono attrezzate con banchi e lavagne e sono persino addobbate con i lavori eseguiti dagli stessi alunni. A celebrare il giorno di festa si tiene una messa nella parrocchia vicina: c’è grande fermento di gente. Piccoli e grandi sono vestiti con l’abito della festa. Si canta a squarciagola e i cori gospel fanno accapponare la pelle. È tutto un rituale sapientemente incastrato in momenti che ci emozionano e ci disarmano. Le offerte portate sull’altare: riso, pane, acqua e prodotti di uso quotidiano serviranno alle famiglie più povere. Solo che facciamo fatica a distinguerle: dalla nostra comfort zone sembrano tutti avere bisogno di aiuto. C’è tanta dignità e c’è davvero tanto da imparare.

Il Madagascar è un’enorme isola al largo della costa meridionale dell’Africa. Un habitat naturale di migliaia di specie animali, come i lemuri. L’isola, assieme a tutta l’Africa, è stata oltraggiata e schiacciata in ogni modo, dalla Tratta ai giorni nostri, ma rimane fedele a se stessa. Invincibile. Non ci sarà mai un cinese, un russo o un francese che, per quanti affari continui a coltivare, riuscirà a farla sua. L’Africa è uno stile, è mille colori, è terra coltivabile che fa gola a tutti noi. Un giorno, forse non troppo lontano, avremo bisogno di quelle terre, di quell’oro verde di ineguagliabile importanza. Ma per farlo ci vuole metodo, non il “land grabbing” selvaggio, agli africani bisogna insegnare a non dipendere da niente e da nessuno. «C’è bisogno di formazione – commenta il presidente dell’ass. Insieme per l’Africa, Emanuele Mastropasqua –, ecco perché siamo sempre più consapevoli che dobbiamo perseguire il nostro fine: costruire scuole che diventino luoghi sicuri in cui si contribuisce a rendere liberi tutti gli uomini e le donne africane. Le due scuole inaugurate nei giorni scorsi sono costate circa 120mila euro. I lavori sono stati eseguiti dagli operai del posto e ciò ha contribuito a sollevare le sorti economiche di numerose famiglie del posto. Ringrazio di vero cuore Domenico Lorusso e Riccardo Galentino, assieme agli amici che hanno potuto constatare con i loro occhi la messa a sistema delle nostre ultime due costruzioni. Teniamo particolarmente ad accertare di persona la validità strutturale e operativa delle opere che finanziamo».

Le dichiarazioni

L'inaugurazione della scuola a Tanandava - ©SabinoLiso
L'inaugurazione della scuola a Tanandava - ©SabinoLiso

Riccardo Matera: «Si può dare tanto alle popolazioni, ma bisogna sempre partire dal rispetto verso questa gente che nella sua semplicità si accontenta.  D’altra parte ci si interroga: è giusto che loro si accontentino? Evidentemente la risposta sta nella nostra opera finalizzata a dare loro uno strumento di crescita qual è la cultura per il tramite delle scuole che finanziamo».

Biagio Figliolia: «Non è la mia prima volta in Africa, ma l’ho sempre vissuta da turista. Questa esperienza mi ha portato a vivere con loro ed ho avuto una sensazione bellissima: ho visto la felicità nei volti dei bambini che non hanno nulla, a differenza dei nostri che hanno tutto eppure sono sempre scocciati e viziati».

Riccardo Galentino: «Ho fatto un salto negli anni della seconda guerra mondiale quando non c’era pane, acqua e non c’era la luce ma stavamo già molto meglio di come stanno loro qui perché avevamo davanti una prospettiva di miglioramento delle nostre condizioni. Questa donazione è frutto di un progetto comune con mia moglie. L’emozione è stata immensa nel vedere realizzata questa scuola che diventa presidio culturale e sociale e getta le basi solide ed essenziali per contribuire fattivamente alla crescita del popolo malgascio. Ho contribuito nel mio piccolo alla costruzione di una scuola che spero possa preparare uomini e donne libere di vivere e migliorare la loro qualità della vita. La mia opera è una goccia nell’oceano, ma – citando Madre Teresa di Calcutta – se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe».

Domenico Lorusso: «Un brivido di gioia ci ha pervaso il cuore e la mente vedendo le foto della cerimonia di inaugurazione (documentate a distanza tramite gli amici lì presenti). Sono gioie che ci consolano e riempiono il vuoto dei nostri cari, li sentiamo misteriosamente più prossimi a noi».

Sabino Liso: «È la mia seconda volta in Africa, nei villaggi degli africani, in quelle zone dimenticate da tutti eppure che fanno tanto gola alle multinazionali. Basterebbe che nel suo fare, anche la politica di tutti i paesi sviluppati seguisse il nostro consiglio: aiutare quelle terre all’autonomia, rispettandole e cercando di non imporre una visione monocorde di come si sta al mondo. Spesso sento dire: “ah, la vostra associazione fa una cosa di destra: li aiuta a casa loro!”. Io rispondo piccatamene che la nostra associazione fa cose utili nella consapevolezza che aiutare un popolo nella sua terra non esclude l’aiuto incondizionato verso chi da quelle terre fugge».

Chiusura corale affidata a Riccardo Matera e condivisa dal gruppo: «Molti mi chiedono: “Perché vai spesso in Africa?”.
Rispondo sempre alla stessa maniera: per cercare dalla vita le cose e le persone sincere, senza sovrastrutture. Merce rara, ormai, dalle nostre parti!».

lunedì 28 Novembre 2022

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Michele Franco
Michele Franco
1 anno fa

BELLO, UNA BELLA NOTIZIA, INVESTIRE NEI LORO PAESI. UN SALUTO AD ANDRIALIVE. GRAZIE.