Non c’è dubbio, i minori e gli adolescenti vivono da un lato situazioni di solitudine e dall’altro dipendenza dalla realtà digitale: a confermarlo è Riccardo Greco, presidente del Tribunale per i Minorenni di Bari, nella cui competenza rientrano anche le province di Foggia e Bat. È una realtà insopprimibile, spiega, perché la socialità che viviamo oggi è contratta.
«È necessario creare alternative e interessi e a questo devono badare le famiglie e la società – aggiunge Greco -. Non è pensabile vietare internet a un minore senza offrirgli altre possibilità come campetti, parchi e luoghi di aggregazione. In sintesi, non si può individuare il difetto senza trovare anche un rimedio».
Il presidente sostiene che se si analizza complessivamente la delinquenza minorile osservata dal Tribunale per i Minorenni di Bari, le situazioni peggiori si registrano nel Nord barese e, soprattutto, nella provincia di Foggia perché in queste aree c’è una maggiore contiguità dei minori a gruppi criminali. «Questo – specifica – non vuol dire che facciano parte di organizzazioni criminali ma si rivelano strumento per reati cosiddetti satellite, ossia le estorsioni, lo spaccio di sostanze stupefacenti, i furti e le rapine».
Per Greco, i Servizi sociali delle tre città co-capoluogo, Andria, Barletta e Trani, funzionano bene e c’è anche coesione sociale. «Sono realtà che per fortuna hanno una dimensione consapevole del problema».
«Oggi il dipartimento che si occupa di minori a livello ministeriale si chiama Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Quando si parla di comunità – spiega – non si fa riferimento a quella educativa ma alla comunità intesa come corpo sociale. Quindi, se il Ministero chiama il proprio dipartimento con questo nome ci vuole dare un messaggio chiaro: ci dice che il contesto sociale e gli organi di amministrazione attiva devono farsi carico dei problemi del luogo e trovare la soluzione».
«Agli amministratori bisogna chiedere assistenti sociali, non piazze. È una provocazione, ovviamente, ma intendo dire che questi professionisti danno la possibilità di controllare un territorio, essere accanto alla gente, creare progettualità di recupero del disagio che può essere di vario tipo (economico, sociale, educativo). Dobbiamo intercettare i bisogni – conclude -, creare progettualità e fare affiancamento. Solo così cambia la società».