Il professor Giorgio Otranto tra i suoi allievi
Il professor Giorgio Otranto tra i suoi allievi
Il ricordo

Sit tibi terra levis, Prof. Otranto

Lucia Maria Mattia Olivieri
Lucia Maria Mattia Olivieri
Giorgio Otranto ci sarà sempre, anche nella nostra città che gli ha dato una delusione: più di 10 anni fa aveva ottenuto la promessa, mai mantenuta dalle Amministrazioni, che si sarebbe intitolata almeno una strada ad Antonio Quacquarelli, andriese, suo maestro
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«I cicli si chiudono!», tuonava dalla sua scrivania. Un baluardo, quella scrivania, tra i vicoli di Bari vecchia, da cui attingere cultura, storia, politica, amore per il territorio, risate e arrabbiature memorabili.

Il professore Giorgio Otranto non c’è più. Eppure c’è, ci sarà sempre, anche nella nostra città che gli ha dato una delusione: ormai più di 10 anni fa, nel corso di un convegno a Chiostro San Francesco, aveva ottenuto la promessa, mai mantenuta dalle Amministrazioni che si sono succedute, che si sarebbe intitolata almeno una strada, se non una struttura culturale, ad Antonio Quacquarelli, andriese, suo maestro e fondatore dell’Istituto di Letteratura cristiana antica a Bari, da cui è ripartito lo studio della storia del nostro Mezzogiorno.

Nessuno conosceva l’Arcangelo Michele meglio del Prof: sulle testimonianze di quanto il suo culto fosse strettamente intrecciato con le vicende del Gargano e di tutta l’Europa, finanche del mondo, Giorgio Otranto ha scritto fiumi di pubblicazioni, rigorose ma sempre godibili anche a un pubblico non avvezzo all’accademia. Non solo san Michele: anche san Nicola, presso la cui basilica oggi si celebrano le esequie, avrà lassù un occhio di riguardo per il nuovo ospite.

Il suo cospicuo lascito culturale si abbina a un’enorme eredità, non semplice da comprendere oggi: il professore ha letteralmente forgiato, a suon di correzioni e stravolgimenti, di insegnamenti in full immersion da mattina a tarda sera, di lezioni a braccio e di viaggi in tutto il mondo, almeno due generazioni di studiosi, abituati a lavorare duramente gomito a gomito con un gigante che però, nei momenti più difficili, sapeva far scatenare l’ilarità con una battuta di gusto.

I ricordi si affollano, non è facile sbrogliarli: a Mont-Saint-Michel durante una traversata memorabile nel 2008, mentre la marea si teneva bassa, con studiosi di calibro dell’archeologia come Carlo Carletti e Fabrizio Bisconti, aveva conquistato definitivamente il mio cuore di studiosa, affascinato dalla sua capacità di trasversalità tra gli studi, dalla filologia alla letteratura, dall’esegesi alla storia delle civiltà. A Corigliano Calabro, la sua città di nascita, con le lunghe passeggiate tra i sentieri di montagna a godere il silenzio prima di ripartire per i lunghi mesi di lavoro a Bari, la città che lo aveva adottato, tra il Dipartimento di Studi classici e cristiani, la sua “creatura”, e la casa a Japigia. E poi conferenze ovunque, da Torino nella prestigiosa Biblioteca Erik Peterson fino a Vallecorsa, da Leuca a Milano, da Buenos Aires a Chicago, e scambi epistolari e via mail intensissimi con Istituzioni accademiche e civili: spesso ci raccontava del “diverbio” garbato con il Papa emerito Ratzinger a proposito del sacerdozio femminile, che il Professor Otranto aveva ricostruito grazie alle fonti tardoantiche, spesso bistrattate fino a qualche decennio fa dal mondo dell’università e ora invece “riscoperte” anche grazie a lui.

Ancora, le porte sempre aperte a Monte Sant’Angelo, divenuta bene Unesco soprattutto grazie all’instancabile opera del professore e del gruppo di studiosi che lo ha tenacemente accompagnato sul sentiero della valorizzazione della nostra Regione, e il Centro di studi micaelici e garganici. E infine, Vetera Christianorum, la rivista del settore delle antichità cristiane, i volumi dell’Italia tardoantica, la Biblioteca Michaelica, l’Associazione internazionale per le Ricerche sui Santuari, Sodalitas, l’Irrsae, Marianum, Custos: chi lo ha conosciuto saprà ricollegare questi nomi a lui, al suo impegno indefesso, come ha saputo fare anche l’Accademia dei Lincei nel 2013, premiandolo per le sue ricerche nella storia del cristianesimo.

Per noi, suoi discepoli negli ultimi 20 anni, lui rimane il prof. Un Maestro, di quelli che deviano il percorso di vita verso strade faticose e luminose, di studio matto e disperatissimo ma anche di risate e affetti indelebili. Il suo ciclo non si chiuderà mai, perché la sua semina è tra le più abbondanti e rigogliose.

Sit tibi terra levis, Prof. Nulla dies sine linea.

sabato 7 Gennaio 2023

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