L’intervista esclusiva

Orgoglio andriese, Federica Zingaro vince un dottorato in nanotecnologie: farà ricerca sui nanoinquinanti ambientali

Michele Lorusso
Michele Lorusso
Federica Zingaro
«Spero che la mia voce possa essere il grido di noi giovani costretti a partire per avere un futuro migliore, soprattutto nella ricerca»
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Oggi raccontiamo la storia di Federica Zingaro, una nostra concittadina che, come tanti giovani andriesi, è stata costretta a emigrare per realizzare il suo sogno con la speranza, un giorno, di tornare nella nostra terra per usare il suo know-how e far crescere il nostro territorio.

«Sono Federica e sono nata e cresciuta ad Andria – ci racconta -. All’età di 17 anni ho avvertito l’esigenza di andare via per esplorare un mondo nuovo, che mi sembrava sconosciuto. La curiosità di scoprire l’altra parte dell’emisfero, mi spingeva a voler trascorrere un anno della mia vita all’estero.

Sembrava però qualcosa di molto difficile da realizzare.

Dopo un confronto con la mia famiglia e con un volontario dell’associazione AFS Intercultural Programs, ho partecipato alle selezioni per trascorrere un anno in un Paese lontano geograficamente e culturalmente dal nostro: la Russia.

Ho scelto un Paese molto diverso dal nostro, perché avevo voglia di buttarmi a capofitto in questa esperienza e ripetevo a me stessa: “Scegli un posto in cui probabilmente sarà molto difficile che tu vada nella tua vita”. Effettivamente, è stato così.

Ho vissuto in una famiglia russa ospitante, composta da mamma, papà e figlio 13enne. Mi sono sentita parte integrante della loro famiglia, delle loro tradizioni. Andavo a scuola e ho dovuto imparare il russo, la storia e la geografia russa. All’inizio è stato difficile integrarmi, ma quando sei lontano da casa, non hai molte alternative: devi adattarti.

Al rientro in Italia, ho dovuto sostenere degli esami integrativi per l’ammissione al quinto anno di Liceo Scientifico. Devo ammettere che anche il mio approccio allo studio è cambiato.

Sono molto grata a questo liceo e agli insegnamenti che i professori mi hanno dato durante il mio percorso. Senza dubbio però, sono altrettanto convinta che un’esperienza simile mi ha donato più stimoli, curiosità e pazienza nel credere in ciò che volevo costruire.

Infatti, questo è stato solo l’inizio dei miei viaggi. Avevo capito di non riuscire a stare più nello stesso posto a lungo, avevo bisogno di spostarmi ma non da semplice turista.

Dopo il diploma ho proseguito i miei studi presso la facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Durante questi 5 anni ho vissuto una esperienza in Inghilterra per approfondire il mio studio di lingua inglese, mentre lavoravo come”“au pair”, e poi ho trascorso il periodo pre-covid 2020 ad Amiens, in Francia, grazie al progetto “Global Thesis” per gli studenti meritevoli. Qui ho sperimentato l’attività di ricerca in laboratorio: sintetizzavo eccipienti per veicolare un farmaco antitumorale.

Avrei voluto proseguire con la ricerca, e non ero sicura di farlo a Bari, o in Italia in generale perché sappiamo bene come funzioni. Si trattava di un periodo molto complicato per l’emergenza sanitaria, per cui per forza di cose ho dovuto rinunciare all’idea di allontanarmi troppo.

Quindi, sono stata selezionata per un dottorato in Nanotecnologie a Trieste, con una borsa co-finanziata con il CERIC (Central European Research and Infrastructure), con sede ad Elettra Sincrotrone e l’ospedale IRCCS Burlo Garofolo. Ci occupiamo di studiare gli effetti tossicologici dei nano inquinanti ambientali.

In questo momento sto lavorando con delle Nano plastiche legate a marcatori fluorescenti, grazie ad una collaborazione con il Joint Research Centre (JRC), Ispra, che ci permette di visualizzarle all’interno di cellule-modello attraverso la microscopia avanzata a raggi X della Linea TwinMic, ELETTRA. L’obiettivo è capire come le nano plastiche interagiscano con le nostre cellule, come vengano internalizzate, accumulate e cosa scatenano. Per fare ciò è molto importante il supporto delle nanotecnologie, che riescono a farci visualizzare un mondo invisibile ad occhio nudo.

Al fine di approfondire le mie competenze e confrontarmi con un mondo di ricerca non italiano durante il mio percorso di dottorato, infatti ho svolto un periodo presso il Dipartimento di Chimica della Dublin City University, Dublino, Irlanda.

Sono grata a questo lavoro, perché ha assecondato il mio sogno nel cassetto: la ricerca, e la possibilità di viaggiare, non da semplice turista, ma di sentirmi parte integrante di un mondo sempre nuovo ed arricchirmi come cittadino del mondo.

Guardo sempre con nostalgia e orgoglio le novità ad Andria e spero che un giorno ci sia più futuro per noi giovani meridionali. Forse spostarsi per poi tornare nella propria città di origine aiuterebbe a migliorarci, ma non so se riuscirei a trovare le stesse condizioni.

Spero che la mia voce possa essere il grido di noi giovani costretti a partire per avere un futuro migliore, soprattutto nella ricerca. Spesso si tende a trascurare l’importanza della figura del ricercatore, e sono stata orgogliosa quando durante la pandemia covid-19 si è riposta tanta fiducia per la ricerca di un vaccino per contrastare la diffusione del virus.

Concludendo, viaggiare mi ha aiutato a guardare il mondo con occhi diversi, ad apprezzare le piccole cose e ad interagire con persone provenienti da posti diversi. Riuscire a non avere pregiudizi e a conoscere qualcuno attraverso la sua storia, mi è stato di grande aiuto durante le fasi di adattamento in un nuovo paese.

Viaggiare è importante per la propria formazione, sia professionale che personale. Spero che un giorno noi giovani avremo la possibilità di trovare una sistemazione non lontano dal Paese d’origine, in linea con i nostri obiettivi e che possa, almeno in parte, ripagarci dei sacrifici fatti durante questi anni».

giovedì 12 Gennaio 2023

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