L’approfondimento dello psicologo-psicoterapeuta

Figli maleducati o viziati?

Saverio Costantino
Saverio Costantino
giovani adolescenti
giovani e adolescenti
Vorrei pensare la scuola come autorevole, come vorrei pensarlo per i genitori e le istituzioni, ma non sul copia e incolla di frasi filosofiche, ma attraverso il potere dell'esempio, del fare, molto meno nel dire
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Tra le espressioni tipiche di noi genitori ce n’è una frequente “lo faccio per il tuo bene”. Pensando ad ogni nostra attenzione verso i nostri figli, verso di loro, abbiamo atteggiamenti che tendono a schivare ogni possibile ostacolo, ad anticipare ogni bisogno, quasi che il meglio sia evitare di desiderare e di attivare ogni sforzo per raggiungere poi ogni obiettivo.

Dietro le definizioni di genitori “elicottero” o quella ora di tendenza di genitori “spazzaneve” tendiamo a costruire superstrade in discesa, evitando che i nostri figli imparino a guidare.

Nelle scuole osserviamo spesso figli che hanno sempre ragione e hanno solo diritti, quasi siano i docenti a dover sempre essere sostituti di percorsi educativi che devono avvenire invece in famiglia. Prima ancora che giudicare altri mettiamoci in discussione noi come genitori. La parola maleducati sembra metta in cattiva luce le famiglie dove si osservano disfunzioni. Ed è proprio così. Perché dovremmo avere sempre ragione e il torto dovremmo vederlo nelle altre situazioni? Sembra un meccanismo difensivo, di negazione o di spostamento.

Parlo da genitore, prima ancora che da psicologo, vedendo nella nostra assunzione di responsabilità una vera riconquista di un ruolo che non sia quello di dare tutto o di fare per. Spesso vediamo genitori che inviano curriculum per figli, che li accompagnano, quasi li spingono a fare attività che dimostrino che sono bravi e intelligenti. Ma lo sono davvero?

Peccato che magari poi scorgiamo dietro eccellenze declamate, comportamenti poco rispettosi degli spazi comuni.

La tolleranza alle frustrazioni sembra sia quasi un incidente di percorso, basta alzare il tono della voce e recriminare, senza lottare. La vita è come un paesaggio, se è piatto, senza montuosità, senza diversità, privo di difficoltà, rischiamo di non trovare un senso alle cose e di sentirci inutili. Per ridere e per divertirsi bisogna assumere droghe, bere o ubriacarsi, fare cose estreme, non semplici come è il senso delle cose più belle.

Tra figli che sono intelligenti, performanti, i valori della onestà, della solidarietà, della consapevolezza che essere secondi o terzi o ultimi può sempre essere un punto di partenza e non una mera sconfitta, dove sono andati a finire?

Ansiosi e a volte depressi, iperconnessi senza legami e senza quella capacità di dare il senso vero alla vita che non è e non può essere una corsa o una rincorsa, ma un percorso da fare, anche aspettando che i nostri affetti siano prevalenti sulle ostentazione. Fotografiamo viaggi e piatti succulenti, quasi che la vera bontà e il vero godimento siano quelli di far sentire gli altri inferiori rispetto a noi.

La persona ristruttura e trova soluzioni anche sbagliando, provando, non vivendo di massime filosofiche sulla ricerca della felicità. Si è felici, ma anche tristi, vincenti, ma anche perdenti, amati come odiati, belli come brutti, giovani come anziani, in ogni spazio emotivo vi è una vita da vivere, non da delegare.

Il fallimento, un brutto voto, una sconfitta insegna più di una vittoria donata, un 10 in pagella non fa altro che alimentare non la nostra consapevolezza, ma spesso non fa altro che orientare il nostro sguardo verso apparenti effetti speciali dietro la vera sostanza delle cose.

Se i genitori spazzaneve fanno qualcosa in più è un danno per i figli che meritano di sentire la salita nelle cose, godersi la scalata, oltre che il valore di un percorso da fare, a prescindere dal risultato. Adolescenti adulti e adulti adolescenti, genitori preoccupati di piacere più che di educare. Chi educa da’ spesso frustrazioni. Un buon genitore non è chi non fa mancare nulla, ma chi fa di ogni cosa vissuta una conquista.

Il viaggio non è raggiungere una meta costosa, ma uno stato mentale ed emotivo che ci fa amare quello che abbiamo e quello che facciamo.

Se nostro figlio sarà un medico, un ingegnere, un bravo ballerino o un calciatore, ma senza gratitudine e semplicità, fermo nel percepire il significato delle cose, potrà essere fuso e confuso con falsi valori. Insomma se si gusta un pranzo bisogna aver fame e la fame, si sa, come desiderio vale per tutto.

Ora non mi spingo in analisi altre, perché tanto credo che di tante cose ormai rimangono poche e frettolose esperienze e la memoria nella sovrapposizione si perde.

Fuggiamo dal dolore come dalla felicità se non ci fermiamo a gustare, sentire, provare.

Vorrei pensare la scuola come autorevole, come vorrei pensarlo per i genitori e le istituzioni, ma non sul copia e incolla di frasi filosofiche, ma attraverso il potere dell’esempio, del fare, molto meno nel dire.

Soprassediamo sulla dimensione impulsività. Nessuno accetta più un no, che di fatto è un confine, non una privazione. Se tutto è possibile vuol dire che nulla è più un limite, quindi ci si muove senza una gestalt o forma che sappia dare valore e significato.

sabato 14 Gennaio 2023

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Betty
Betty
1 anno fa

La condivisione di tutto il contenuto è massima! Il passaggio relativo al modello comportamentale è fondativo di tutto ed quello che più costa alle nuove generazioni genitoriali! Grazie infinite per la presenza informativa!

Ultima modifica 1 anno fa da Betty
Saverio Costantino
Saverio Costantino
1 anno fa
Rispondi a  Betty

Betty un grande ringraziamento per aver voluto esserci, tanto è sempre un valore dove le assenze lasciano grandi spazi disfunzionali…

Saverio Costantino
Saverio Costantino
1 anno fa

Betty penso che a volte i comportamenti o le massime verbali se non abbiano coerente vissuto emotivo si annullano …