L'approfondimento

La scuola prepara alla vita?

Giuseppe William Moschetta
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“Finge di laurearsi e si suicida per la vergogna a 23 anni: il ragazzo in realtà era indietro con gli esami”
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“Studente suicida a Chieti: era indietro con gli esami universitari”

Episodi sempre più frequenti di suicidio in giovanissima età, motivati da un senso di soffocamento provato in relazione agli impegni scolastici assunti e alle aspettative sociali da soddisfare, possono essere spiegati in mille diversi modi, senz’altro tutti interessanti.

Ma non devono in ogni caso lasciare indifferenti.

La vita è energia, espressione di forza. Nel momento in cui energia e forza vengono a mancare, la vita si ritorce contro se stessa ed esaurisce le ultime risorse disponibili allo scopo di eliminarsi.

Ogni caso di suicidio merita particolareggiate attenzioni e indagini, ma crescenti episodi motivati dalle stesse ragioni diventano forse la spia di un problema più grande, la fotografia di un sistema che ha bisogno di essere ripensato sopratutto sul piano educativo.

Il motivo per cui molti non riescono ad affrontare il peso delle proprie scelte scaturisce forse anzitutto dal fatto che tali scelte non sono le proprie. Spesso si arriva alla maggiore età ancora inconsapevoli e incoscienti di cosa sia realmente il mondo fuori, di come assumersi la responsabilità di scelte importanti, di come muoversi dopo la scuola.

Vengono infatti sistematicamente omesse, nei confronti dei ragazzi e degli studenti, preziose informazioni sulle strade che è possibile intraprendere a livello personale e lavorativo una volte finite le scuole superiori. Che questo accada per volontà oppure per negligenza di chi di dovere, è questione adesso secondaria. Senza troppi scrupoli, veniamo quindi spesso disonestamente posti dinnanzi a un falso bivio: “università oppure lavoretti indegni”.

Questa è una mentalità che permea tutto il clima sociale in cui i ragazzi sono immersi, a partire dalle istituzioni scolastiche fino ad arrivare alla famiglia e ai semplici conoscenti. Molti di noi finiscono così per convincersi facilmente che non vi sia modo di poter sviluppare se stessi tramite scelte più aderenti alla propria personalità e alle proprie inclinazioni.

Ma nella vita c’è molto altro da dover imparare e da poter fare.

È importante capire che scuola e formazione non sono sinonimi, e che perciò è possibile e doveroso continuare a imparare anche al di fuori delle logiche scolastiche. Questo “altro mondo” alcuni lo scoprono da sé, con molta fatica; alcuni altri invece no, dal momento che si ritrovano trascinati in un meccanismo di stereotipi sociali che li schiaccia e li disumanizza. A volte anche fino alla morte, letterale o spirituale che sia.

Una delle cause alla base di questo fenomeno è però più profonda. Infatti, anche sul piano etico-morale manca largamente la volontà di trasmettere ai più giovani l’importanza della disciplina come il timone per navigare attraverso le acque impervie dell’esistenza, come lo strumento più utile per controllare se stessi nei momenti più difficili. Anzi, viene spesso compiuto uno sforzo nel senso opposto. Essendo questi i presupposti, diviene naturale allora crollare dinnanzi alle prime difficoltà, ritrovandosi privi della tenacia necessaria a mantenere la lucidità ed a cercare e costruirsi delle soluzioni alternative.

Così, se da un lato realizzare se stessi diviene più difficoltoso in un mondo dove la competizione aumenta ma le possibilità si riducono e l’instabilità economico-sociale si moltiplica, è anche vero che ci si adopera molto poco per insegnare ai ragazzi come affrontare il peso della competizione e come dare una direzione alla propria esistenza.

Qualcuno potrebbe ribattere che queste difficoltà fanno semplicemente parte della vita stessa e che bisogna esserne all’altezza, o perire. E questo nessuno lo nega.

Ma l’acquisire consapevolezza sul perché questi fenomeni accadano può infatti non solo aiutare chi si trova in difficoltà, ma sopratutto costituire un punto di partenza più proficuo per coloro i quali chiedono che queste problematiche vengano finalmente affrontate in maniera sistematica sul piano sociale, istituzionale ed educativo.

Il punto, quindi, è rendere gli studenti consapevoli. Dotarli, almeno astrattamente, degli strumenti utili a poter affrontare la competizione in maniera costruttiva ed efficiente per se stessi e per la collettività, sia da un punto di vista materiale e tecnico-conoscitivo, sia da un punto di vista morale e spirituale.

Le istituzioni scolastiche dovrebbero infatti rispondere esattamente a questi scopi, smettendo di porre noi ragazzi dinnanzi a una falsa dicotomia che ci obbliga verso il bianco e nero di due strade esageratamente agli antipodi.

La formazione scolastica obbligatoria raggiunge il suo scopo quando insegna a capire e a capirsi, non quando si aggrappa alla mente e allo spirito per imporre sull’individuo il peso di una visione senza alternative, di una soluzione a taglia unica per tutti. Riemerge spesso, quindi, il problema di una scuola sempre meno al passo coi tempi e sempre meno rispondente al mutamento incalzante di esigenze che i ritmi serrati di cambiamento della società pongono dinnanzi alle nuove generazioni.

Una riforma del sistema scolastico volta a diversificare e rafforzare le competenze in uscita, professionalizzando il prima possibile gli studenti, darebbe più dignità e flessibilità di scelta ai ragazzi che concludono le scuole superiori. Altrettanto utile sarebbe il potenziamento di corsi di formazione professionalizzanti erogati da enti statali o regionali, come alternativa alla formazione universitaria.

Tuttavia, è fondamentale che il percorso di formazione scolastica obbligatoria torni soprattutto a forgiare gli animi e la mente, insegnando che la disciplina (cioè la capacità di fare ciò che va fatto anche quando non se ne ha voglia) è l’unico strumento che abbiamo per governare il caos e prendere in mano le redini della propria esistenza.

Ad oggi la scuola non risponde efficacemente a nessuno di questi due fondamentali compiti. Tutt’al più alfabetizza gli alunni e li infarcisce di nozioni spesso affidate alla semplice tenuta della loro memoria. Per tutti questi motivi, la transizione al mondo universitario o lavorativo dopo le scuole superiori è perciò ancora brusca, inefficiente e piena di omissioni e buchi neri. I risultati, a quanto pare sempre più frequenti, parlano da sé.

venerdì 30 Giugno 2023

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