La nota

Vigili del Fuoco: più prevenzione, salute e sicurezza

Sabino Liso
Sabino Liso
Vigili del fuoco Bat
Vigili del fuoco Bat
Intervento del coordinatore Fp Cgil Vvf Bat Ruggiero Doronzo e del responsabile territoriale Fp Cgil Vvf Bat Giuseppe Rizzi
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«La Funzione Pubblica Cgil dei Vigili del Fuoco sta rivendicando da anni maggiore prevenzione su salute e sicurezza, in collaborazione con organizzazioni sindacali europei (EPSU) e attraverso audizioni presso il parlamento europeo e l’Osservatorio Salute e Sicurezza con l’amministrazione. Inoltre tante sono le assemblee con i lavoratori tenute nei Comandi di tutta Italia attraverso l’esposizione del progetto “DECON#i5” (la Particella Pazza) e le informazioni pubblicate sulla rubrica “Particella Pazza” (https://www.fpcgil.it/settori/vigili-del-fuoco/contratti-nazionali/). Tutto questo ha creato un movimento ed una consapevolezza dalla quale non si potrà mai più tornare indietro». Lo dicono Ruggiero del coordinamento dei Vigili del fuoco della Fp Cgil Bat ed il responsabile territoriale dei vigili del fuoco della Fp Cgil Bat in merito al tema della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

«Molti colleghi hanno preso contezza della pericolosità delle nanoparticelle prodotte dalle combustioni ed avendo a cuore la propria salute, chiedono con forza una maggiore attenzione alla prevenzione. Oggi la statistica rileva due infortuni ogni mille interventi, da considerare che siamo sull’ordine di un milione di interventi l’anno, ciò nonostante – incredibilmente! – i vigili del fuoco non sono coperti dall’assicurazione INAIL sugli infortuni, come il resto dei lavoratori del paese. Nel merito: oggi i vigili del fuoco si ammalano e muoiono di malattie (come il cancro) che non sono riconosciute come malattie professionali.
Il rischio di un vigile del fuoco non è solo nei confronti degli infortuni, ma anche verso le malattie professionali. Durante gli interventi di soccorso, in particolare gli incendi, i Vigili del Fuoco entrano in contatto con un mix sconosciuto di sostanze tossiche che si presentano in nano e micro particelle, sviluppatesi dalle tante sostanze chimiche che si trovano nei nostri ambienti. L’assorbimento di queste sostanze veicolate dai fumi avviene, non solo per inalazione dove in parte riusciamo a proteggerci con l’ausilio degli autoprotettori, ma anche attraverso l’assorbimento cutaneo.
Se non accuratamente decontaminati dopo ogni intervento gli stessi DPI diventano veicolo di contagio. Per la nostra organizzazione sindacale l’intervento di soccorso dovrà terminare dopo la aver decontaminato tutti DPI, gli automezzi e il personale utilizzato durante tutto il tempo delle operazioni di soccorso; ma non abbiamo né il tempo, né ulteriore personale e soprattutto non abbiamo neanche una procedura ufficiale di decontaminazione», sostengono Doronzo e Rizzi.

«L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (AIRC) ha classificato l’esposizione professionale del vigile del fuoco come cancerogena, nonostante ciò non esistono indagini epidemiologiche che tengano conto della mortalità e dell’incidenza tumorale nella nostra categoria. Non esiste nessuna statistica o raccolta dati sulle malattie che colpiscono i lavoratori dal giorno dell’assunzione fino alla fine della loro vita lavorativa, e il vigile del fuoco che si ammala deve anche dimostrare che la sua patologia è correlata al lavoro. Questo significa anni di lotte, a malattia conclamata, contro una burocrazia e contro un vuoto incredibile di normative e leggi. Un esempio potrebbe essere l’asbestosi, patologia che si presenta a distanza di molti anni. Fino al 1992 abbiamo usato tute e altri materiali contenenti amianto; ancora oggi lo ritroviamo sugli elicotteri in dotazione ai Vigili del Fuoco e nei vari incendi, ma nonostante tutto non è stata riconosciuta automaticamente nessuna patologia correlata all’amianto.

In aumento rileviamo nuove patologie come le malattie neurodegenerative. È vero, la vita media della popolazione è aumentata, ma nei vigili del fuoco questo non lo riscontriamo, ci ritroviamo a combattere serie patologie a causa del mix di tante sostanze chimiche con le quali entriamo a contatto e che potrebbero causare danni a livello cellulare. Il vigile del fuoco va in pensione fisicamente, ma non biologicamente, l’evoluzione di una patologia nel corpo di un vigile del fuoco continua anche quando si è in pensione. Molte sono le morti di giovani colleghi in servizio e in quiescenza alla quale non sanno e non sappiamo dare una risposta, per questo bisogna monitorare vecchie e nuove malattie professionali, avendo una maggiore attenzione sullo studio e l’uso dei DPI. Ecco perché vogliamo conoscere le patologie che colpiscono i vigili del fuoco anche quiescenza, per poter migliorare i dpi che risultano essere un’importante arma a nostra disposizione. I vigili del fuoco non sono eroi, ma neanche agnelli da sacrificare, sono lavoratori che amano la vita e la famiglia.
Tutti noi abbiamo l’obbligo di sapere e di salvaguardare la salute di tutti i vigili del fuoco, e questo lo dobbiamo a tutti i colleghi che hanno pagato e stanno pagando con la vita la scarsa attenzione sulla prevenzione della salute, della sicurezza e della vita», concludono.

domenica 24 Settembre 2023

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