Chiesa

Andria, il presepe vivente della parrocchia san Riccardo

presepe
Natività
“Dalla Parola data all’Uomo, alla Parola fatta Uomo”, questo il titolo. Si terrà il 27 dicembre 2023, 5 e 6 gennaio 2024
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Il lavoro è stato fatto in sinergia con le istituzioni presenti sul territorio e ha coinvolto la realtà parrocchiale tutta intera. Il primo presepe vivente della storia fu realizzato da San Francesco di Assisi la sera del 24 dicembre 1223 a Greccio, in provincia di Rieti, esattamente 800 anni fa. San Francesco volle vedere con i suoi occhi la povertà del Dio Bambino, chiamando le persone ad interpretare i personaggi descritti nei vangeli della natività di Matteo e Luca. Egli voleva vedere cosa significasse nascere in una stalla, essere accolto da animali, ricevere semplici doni di contadini e, soprattutto, l’essere povero come tanti, per poi arricchirci tutti della Sua morte e della Sua risurrezione, immenso dono d’amore che ci è stato fatto.

L’ispirazione di questo presepe nasce dalle note del “Canto delle profezie”, un canto utilizzato nella novena di Natale, al cui ritornello “Regem venturum dominum, venite adoremus” si susseguono proprio le profezie che hanno preparato il popolo ebraico alla venuta del Messia; quindi il periodo liturgico dell’avvento nella sua prima parte e cioè fino al 15 dicembre, ci prepara alla venuta del Messia alla fine dei tempi. Nella sua seconda parte, attraverso le antifone “O” dei vespri, e cioè dal 16 dicembre in poi, ci ricorda la sua venuta nella nostra storia con la festa del 25 dicembre.

In ogni scena che vedremo rappresentata lungo questo percorso cercheremo di rivivere alcune delle profezie messianiche, infatti incontreremo diversi personaggi biblici dell’Antico Testamento, attraverso i quali “emergeranno” le promesse che Dio ha fatto e realizzato; quindi un Dio vero che non è solo di Parola, ma, come sappiamo, il verbo si è fatto carne (Giovanni 1,1). Buona riflessione!

«I PROFEZIA. In Adamo ed Eva sperimentiamo il nostro desiderio sbagliato di essere “come Dio” (Genesi 3,5); ma Dio in questa storia di salvezza ci ha sempre desiderato “santi e immacolati” e pertanto “quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna “(Galati 4,4). Da una donna all’altra, da un “osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza” (Genesi 3, 6) a un “Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola» (Luca 1,38; parole simili a quelle dette da Gesù nel Getsenami prima di essere tradito e catturato Luca 22,42).

II PROFEZIA. La strage dei bambini ebrei durante la schiavitù egiziana (Esodo 1,16) richiama la strage raccontata a noi dall’evangelista Matteo (Matteo 2,16). Dall’Egitto sorse uno strumento per salvare il popolo ebraico (Esodo 3,8), Mosè. Dall’Egitto, dove Gesù fu profugo (Matteo 2,13), verrà il nuovo Mosè, non solo nel racconto delle beatitudini (Matteo 5), nuova legge, quanto nel suo salvarci attraverso la sua passione, morte e risurrezione.

III PROFEZIA. A volte i potenti non si fidano di Dio, ma solo delle armi, delle conoscenze e delle alleanze militari. Invece Isaia non solo annuncerà che la dinastia del re Acaz finirà male, ma che da una vergine nascerà il Messia, il liberatore di Israele (Isaia 7,1-16; Luca 2,26-38).

IV PROFEZIA. Diamine! Un Dio che non rispetta mai le nostre logiche!!! Da dove può venire un messia? Da una città ricca, potente, sede di governo ma al tempo stesso corrotta e con una fede vuota? No, dalla periferia, solo da Betlemme poteva venire (Michea 5,1). Neanche al tempo dei re magi i dottori della legge e gli studiosi della bibbia compresero il riferimento a quella borgata, come luogo di nascita del Messia (Luca 2,4-6; Matteo 2,5-11).

V PROFEZIA. Il popolo ebraico oltre alla schiavitù egiziana (X secolo a.C., non ci sono dati certi) ha vissuto nella sua storia anche la deportazione nel VI secolo a.C. ad opera dei babilonesi. Questa esperienza fu tragica e traumatica, nelle tenebre si perse la luce, la speranza e la gioia (Isaia 9,1-6). Ebbene, proprio nel momento peggiore sorge una luce che delicatamente sorge su tutti, ma lascia ad ognuno la scelta di accettarla. La luce dall’alto, il Cristo, si fa nella sua umanità e volontà di salvezza per noi (Luca 2,29-32).

GLI ANGELI. Gli angeli portano la luce, essa è potente perché ricopre tutto ed è generosa, ma debole. Lei entra lì dove è presente anche un solo spiraglio e la volontà di accoglierla. La luce, la fede sono un dono e non un frutto da rapire come fecero i nostri progenitori Adamo ed Eva.

LA CAPANNA. Essa ha una parte in cantiere e una parte in muratura; in una casa è raccontata tutta la storia della salvezza, promessa nell’Antico testamento (il cantiere) e realizzata nel Nuovo Testamento (la parte in muratura). La Santa Famiglia profuga nel passato e profuga nel presente…difficoltà, problemi, guerre, violenze son realtà da cui dio non è mai fuggito. Nemmeno dalle molteplici e diverse culture che immaginano i personaggi della natività con le fattezze del proprio popolo di riferimento. E poi, Israele o qualsiasi altro popolo poteva essere scelto da Dio per re-intessere il nostro legame, la nuova alleanza. Infine la culla, è un unicum nella storia dell’arte perché mai realizzata con una catasta di legna. Abbiamo voluto recuperare la tradizione ortodossa dove la culla del Bambino è simile a una tomba per prefigurare la sua morte e risurrezione. La nostra catasta di legno vuole richiamare il sacrificio di Isacco (Genesi 22,1-18); infatti, come Abramo non ha esitato a offrire al Signore il suo figlio unico, l’amato, Isacco, ricevendo una lunghissima discendenza del popolo ebraico. Così Dio dona (=nella nascita di Gesù) a noi uomini il suo Figlio unico e amatissimo, affinché attraverso di lui possiamo avere la vita in abbondanza (cf. Gv 3,16; 10,10).

CHI È QUESTO BAMBINO? Ecco ci salutiamo con questo canto della tradizione inglese, un canto dolce, carico di armonia e di dubbioso stupore. Chi è questo bambino che tutti venerano? Quali meriti ha? Chi è?

Infine nei vostri occhi e ricordi rimanga l’immagine di Dio. Non un uomo anziano con la barba, ma una fanciulla imberbe; a volte noi adulti ci rendiamo troppo saputi o esperti della vita e dimentichiamo gli aspetti umili e semplici della vita, quali proprio la meraviglia e lo stupore. Non una persona di genere maschile, ma femminile, un genere che ultimamente è sotto i riflettori per via delle prepotenze. Un Dio bambino e per giunta pure “femmina” …se questo ci spiazza, figuratevi 2000 anni fa; un Dio che si è fatto uomo (eresia per l’epoca) e per giunta nemmeno di famiglia nobile, ma semplice artigiano, un figlio di un carpentiere.

Quindi, per te chi è questo bambino?»

Il lavoro è stato realizzato con la partecipazione di CPIA “Gino Strada”, “Croce Rossa” sez. di Andria, istituto comprensivo “Imbriani-Salvemini”.

giovedì 21 Dicembre 2023

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