Un’analisi della situazione del commercio andriese mentre sta per essere discusso il Piano del Commercio in consiglio comunale: è quella condotta da Vincenzo Caldarone, che si è soffermato sulle peculiarità della nostra città.
«Andria ha un affollamento di piccoli esercizi commerciali sulla popolazione residente più del doppio del valore della Puglia, e più del triplo della media nazionale. Il tutto dovuto alla diffusione dei piccoli esercizi di vicinato.
Indicatore superficie esercizi di vicinato ogni 10000 abitanti | |
Andria | 1.477,66 |
Regione Puglia | 679,76 |
Sud e Isole | 570,26 |
Media nazionale | 470,73 |
Lo racconta il Piano del Commercio in approvazione al Consiglio Comunale, senza però nessuna indicazione sul che fare. Vediamo cosa può significare:
- A parità di capacità di spesa dei residenti i piccoli esercenti hanno un reddito molto più basso rispetto ad altri territori
- Gli investimenti fissi (immobili, attrezzature, scorte) complessivi sono sproporzionati e riducono ancora di più la redditività
- I redditi dei dipendenti sono quindi compressi e inferiori ad altri territori
- La diffusione degli esercizi costituisce una delle cause problematiche per traffico, ambiente e inquinamento atmosferico
Naturalmente è impensabile eliminare i negozi con un tratto di penna o una delibera. La libertà economica non si tocca. Però bisogna chiedersi che fare, prima di tutto per gli operatori commerciali, poi per l’assetto fisico e ambientale della città.
Si potrebbe, ad esempio:
- Incentivare centri aggregati di attività commerciale e luoghi polifunzionali
- La specializzazione di strade o aree per categorie merceologiche
- Indirizzare una specializzazione della rete cittadina che faccia da attrattore anche per consumatori di altre città
- Orientare le regole urbanistiche per le localizzazioni
e altri interventi che gli esperti possono suggerire.
Solo che questo Piano indica i numeri e, nella versione corretta dall’Assessorato, introduce le prime timide risposte, che nella versione originale mancavano. Per la città però non è più tempo di timide risposte. Lo stesso piano del commercio indica un indice di invecchiamento e spopolamento della città che provoca timore.
Come per il turismo, la rigenerazione del tessuto urbano, la economia, la digitalizzazione, la sfida della Zona economica speciale, le politiche sociali, la finanza e la capacità di governance del Comune, bisogna prendere il toro per le corna e agire subito. Mi sembra che troppe volte di discuta solo del breve, brevissimo periodo e interesse.
Dopo gli sforzi enormi di risanamento finanziario e operativo, è il momento che la città alzi lo sguardo e, pensando ad azioni profonde, cominci a cambiare il suo presente. Auspichiamo che la discussione in città e in Consiglio per il Piano per il commercio affronti i problemi con la intensità di cui la città ha bisogno».
Quasi quasi …apriamo un altro Ipercoop…o un altra GDO così mandiamo alla fame i piccoli commercianti….
Facciamo un nuovo centro commerciale con tutti i negozi chiusi….. Il motore di Andria sono tutte quelle piccole attività che resistono nonostante tutto…
Il senso dell’articolo è al contrario quello di trovare misure per favorire e modernizzare la distribuzione di prossimità , non i centri commerciali
Ricollegandomi al punto “La specializzazione di strade o aree per categorie merceologiche”, vi siete mai chiesti perchè due fast food o due brand di lusso decidono di sorgere uno vicino all’altro?
Potrebbe sembrare illogico e insensato aprire un esercizio commerciale accanto ad un proprio rivale, ma non è così. E’ dimostrato che è conveniente per entrambi. Non lo dico io, lo dice la matematica.
Invito chi fosse interessato ad approfondire l’argomento seplicemente cercando online “Paradosso dei due gelatai”, oppure “Teoria dell’equilibrio di John Nash”.
Senza disturbare m teoria dei giochi basta un semplice modello gravitazionale della spesa per vedere come la concentranzione di offerta attiri più domanda
Quanto descritto si chiama globalizzazione o meglio libera concorrenza in libero mercato. Il filosofo ed economista S. Latouche definiva la globalizzazione” Una grande volpe in un grande pollaio”. il WTO è il vero problema ha deregolato tutto …anche lo stile di vita