Con circa 4 milioni di bambini nati in Siria dall’inizio del conflitto quasi 8 anni fa, la metà dei bambini del paese sono cresciuti conoscendo soltanto la guerra. Una realtà sconfortante quella evidenziata, in questi giorni, dall’Unicef, secondo cui “raggiungerli ovunque essi siano e soddisfare i loro bisogni, adesso e nel futuro, rimane la priorità”.
«Ogni bambino di 8 anni in Siria è cresciuto tra pericoli, distruzione e morte, – ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale dell’UNICEF-, al termine di una missione di 5 giorni nel paese devastato dal conflitto. Questi bambini devono poter tornare a scuola, ricevere vaccini e sentirsi al sicuro e protetti. Dobbiamo poterli aiutare».
Negli edifici danneggiati c’è rischio di ordigni inesplosi.
A Douma, nel Ghouta orientale, solo pochi mesi dopo la fine di un assedio durato 5 anni, le famiglie sfollate hanno iniziato a ritornare e la popolazione della città adesso è stimata essere di circa 200.000 persone. Molte famiglie sono tornate negli edifici danneggiati e la minaccia di ordigni inesplosi è molto alta. Da maggio 2018, risultano in 26 i bambini uccisi o feriti in tutto il Ghouta Orientale a causa degli ordigni rimasti. «A Douma, le famiglie vivono – e crescono i loro bambini – tra le macerie, lottano per l’acqua, cibo e riscaldamento in questo clima invernale, – ha aggiunto Fore – Ci sono 20 scuole, tutte sovraffollate e che hanno bisogno di formazione per giovani insegnanti, di libri, materiali scolastici, porte, finestre ed elettricità».
Bambini e giovani sono diventati sempre più violenti.
Ad Hama, città della Siria centrale, il direttore generale dell’Unicef ha visitato un centro in cui giovani ragazze e ragazzi imparano come opporsi alla violenza di genere. Dall’inizio del conflitto, i bambini e i giovani sono diventati sempre più violenti. Il bullismo, le molestie, le aggressioni fisiche, i matrimoni precoci, tutte queste forme di violenza sono aumentate. I bambini e i giovani vedono violenze ovunque attorno a loro, e le vedono come normali.
Distrutte scuole e condotte idriche.
Deraa, città in cui vivono circa 1 milione di persone. Il numero di sfollati nel governatorato è alto, aggiungendo ulteriore stress a servizi limitati. La metà dei 100 centri di assistenza sanitaria primaria del governatorato è stata danneggiata o distrutta. Le due stazioni principali che forniscono acqua alla città di Deraa si trovavano in aree precedentemente contestate, ciò causava frequenti tagli alle forniture idriche. L’Unicef si è adoperata a costruire dei condotti lunghi 16 km per portare acqua sicura a 200.000 persone. Di circa 1.000 scuole nel governatorato, almeno metà necessitano di ristrutturazione. Molti studenti stanno lasciando la scuola, il tasso di abbandono scolastico in Siria è al 29%. «Nelle scuole vengono piantati i primi semi della coesione sociale. -ha dichiarato Fore- Abbiamo bisogno di istruzione di qualità per fare in modo che i bambini vogliano andare a scuola e ci vogliano rimanere».
Bambini cresciuti con la guerra, ora vogliono: imparare, giocare e guarire.
In ogni parte della Siria, l’Unicef chiede protezione per i bambini sempre e una maggiore attenzione per ricucire il tessuto sociale, fatto a pezzi da anni di combattimenti. «A circa 8 anni dall’inizio del conflitto, i bisogni sono ancora enormi. Ma i milioni di bambini nati durante questa guerra e che crescono fra le violenze sono pronti: vogliono imparare. Vogliono giocare. Vogliono guarire».
Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo, era convinto e sosteneva che la vera guerra al terrorismo, che può essere vinta, non si conduce devastando ulteriormente le città e i villaggi semidistrutti, ma cancellando i debiti dei Paesi poveri, aprendo i nostri ricchi mercati ai prodotti di base di questi paesi, finanziando l’istruzione per milioni di bambini attualmente privi di qualsiasi accesso alla scuola.