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Italia in declino demografico: un futuro incerto senza stranieri

Geremia Acri
I vari rapporti Istat sono il campanello d'allarme che documentano che politiche familiari e piani di interventi seri e concreti, non aleatori o da campagna elettorale, sono urgenti e vitali per il nostro Paese
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“La cultura dell’incontro è ciò che salva l’uomo” (Papa Francesco). La cultura cresce nel rapporto, nell’incontro. L’incontro aperto e fraterno con l’altro è sempre fecondo, la chiusura è sterilità.

Anche nel 2018 si è registrato, in Italia, una fase di declino demografico. A certificarlo è l’Istat nel suo ultimo report sul bilancio demografico sottolineando che il calo è interamente attribuibile alla popolazione italiana, scesa nel 2018 a 55 milioni e 104 mila unità, 235 mila in meno rispetto all’anno precedente. Le persone con cittadinanza straniera sono 5.255.503, l’8,7% dei residenti a livello nazionale. Complessivamente, i residenti in Italia sono poco più di 60 milioni. Dal 2014 al 2018 la popolazione è diminuita di 677 mila persone. È come se fosse scomparsa di una città grande come Palermo.

L’Istat sottolinea, nel rapporto, che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300mila unità.

Le morti superano le nascite

Confermato anche il continuo calo delle nascite in atto dal 2008. Già a partire dal 2015 il numero di nascite è sceso sotto il mezzo milione e nel 2018 si registra un nuovo record negativo: sono stati iscritti in anagrafe per nascita solo 439.747 bambini.

Rispetto al 2017, si è registrata una diminuzione di oltre 18mila unità (-4,0%). La diminuzione delle nascite nel nostro Paese – precisa l’Istat – si deve principalmente a fattori strutturali si registra, infatti, una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta, da un lato, all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro, all’ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni Settanta.

L’incremento delle nascite registrato fino al 2008 è dovuto principalmente alle donne straniere. I decessi, invece, si assestano sulle 633mila unità in linea con il trend di aumento registrato a partire dal 2012, ma in calo rispetto al 2017 (-15 mila).

Italiani e stranieri lasciano il Bel Paese

La popolazione diminuisce anche perché molti italiani decidono di emigrare all’estero.

Le persone che hanno lasciato l’Italia, nel 2018, sono quasi 157 mila, con un aumento di 2 mila unità rispetto al 2017.

Stando ai dati diffusi, il numero di cittadini stranieri che lasciano il nostro Paese è in lieve flessione (-0,8%) mentre è in aumento l’emigrazione di cittadini italiani (+1,9%). Tra questi è consistente il numero di italiani nati all’estero. I saldi migratori per l’estero mostrano un bilancio negativo per gli italiani (-70mila) e positivo per gli stranieri (+245mila).

Italia un Paese multietnico

Il declino demografico è frenato solo dall’aumento dei cittadini stranieri. I cittadini divenuti italiani per acquisizione della cittadinanza nel 2018 sono meno di 113mila, 22 ogni mille stranieri, il 23% in meno rispetto al 2017. Al 1° gennaio 2018 gli italiani per acquisizione di cittadinanza sono in totale oltre 1 milione e 340mila nella popolazione residente; nel 56,3% dei casi si tratta di donne. Sommando questa popolazione a quella dei cittadini stranieri si ottiene un contingente di quasi 6,5 milioni di cittadini stranieri o di origine straniera.

Grazie a questa presenza l’Italia si conferma un Paese multietnico, potendo contare su quasi 50 nazionalità differenti con almeno 10mila residenti. Al 31 dicembre 2018 le differenti cittadinanze presenti in Italia sono 196. Le cinque più numerose sono quella romena (1 milione 207mila), albanese (441mila), marocchina (423mila), cinese (300mila) e ucraina (239mila), che da sole rappresentano quasi il 50% del totale degli stranieri residenti.

Scenario molto preoccupante il calo demografico, per arginare si devono sostenere le famiglie attraverso strategie e politiche mirate, servizi all’infanzia, sostegno alla maternità e paternità.

I vari rapporti Istat sono il campanello d’allarme che documentano che politiche familiari e piani di interventi seri e concreti, non aleatori o da campagna elettorale, sono urgenti e vitali per il nostro Paese.

venerdì 12 Luglio 2019

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