L'approfondimento

Soffriamo di bovarismo?

Michele Guadagno
Michele Guadagno
amore
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Sempre più persone, giovani e non, cercano l’amore ideale per cambiare le loro vite e la loro routine
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Il bovarismo è un disturbo del comportamento definito in seguito ai romanzi del diciannovesimo secolo e prende il nome dal famoso romanzo di Gustave Flaubert “Madame Bovary”. La protagonista, Emma Bovary, stanca della vita, in cui si sente prigioniera, e soprattutto della dolcezza spasmodica di suo marito, decide di tradirlo più volte, prima con il giovane studente Leon, poi con l’esteta Rodolphe, ma alla fine realizza che i suoi numerosi amanti non sono all’altezza dell’amore che veramente sogna, pertanto si suicida con un bicchiere di arsenico, lasciando a suo marito e alla sua piccola bambina solo debiti contratti da acquisti sconsiderati.

Il “bovarismo” come topos narrativo non lo troviamo solo nel romanzo che vi ha dato il nome, ma anche in molti altri coevi, come “Anna Karenina” di Lev Tolstoj, la cui protagonista non si limita all’adulterio, ma sceglie di abbandonare la sua famiglia per il sogno dell’amore ideale. Impressionante in queste figure è la dinamicità nella ricerca costante nel loro ideale, tanto che lo stesso Baudelaire riconosceva nella figura di Madame Bovary anche tracce maschili. Del resto, lo stesso Flaubert ammetterà: “Madame Bovary c’est moi”.

Ebbene, sembra che dai romanzi dell’Ottocento, ciò che costituiva un tratto emergente della società sia diventata oggi quasi la norma. Quanti divorzi, rotture di fidanzamenti, tradimenti sono frutto del bovarismo nella nostra città!

Al netto di quelle che sono da considerare come semplici manifestazioni di consumismo ed edonismo dilaganti anche nei rapporti umani, quante di queste azioni sono compiute per l’intento (di per sé nobile) di realizzare un amore puro e perfetto? Nelle interviste è emerso che 9 ragazzi su 10 cercano l’uomo o la donna ideale, il che comporta delusioni, attaccamento e sofferenza, non appena il sogno romantico si scontra con la realtà. A fronte di ciò, però, sempre più ragazzi non credono nell’esistenza del colpo di fulmine verso il proprio duale, il che rileva forse un’antinomia in noi: cerchiamo l’amore ideale, ma nello stesso tempo non crediamo possibile l’incontro naturale con esso. È come se il verme della razionalità tout court e dell’utilitarismo si fosse insediando nelle nostre coscienze al punto da non farci più credere alla bellezza dell’amore casuale e istintivo.

Vorrei chiudere con una riflessione. L’amore è un sentimento universale, e proprio per questo non credo si possano fare gerarchie tra amori più importanti e meno importanti, più forti e meno forti, più lunghi e meno lunghi. La poesia dell’amore sta nel cogliere l’infinito nell’attimo, che a volte può maturare e protrarsi, altre volte restare chiuso nel passato come un fiore reciso. Penso che il legame indissolubile possa perfino correre lungo la linea di un intenso sguardo tra due passanti per strada, che mai più si vedranno.

O forse è solo bovarismo.

Sapere aude!

venerdì 5 Aprile 2024

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