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In ricordo di Michele Vitti

Vincenzo D'Avanzo
Te ne sei andato in silenzio, con il garbo e la correttezza che hanno caratterizzato la tua vita
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Era il 1995, incontrai Michele Vitti che usciva dall’ospedale e si recava nel suo ufficio in via Piave. Appena mi vide mi salutò e mi invitò a prendere un caffè. Io che non amo quella bevanda declinai l’invito e tuttavia mi permisi di accompagnarlo per fare due chiacchiere. Durante il breve percorso ci attardammo a parlare del grande lavoro svolto dalla nostra squadra di operai della politica e del vuoto che avevamo lasciato. Sulla soglia del suo ufficio prima di salutarlo lo sorpresi: senti, Michele, se ci mettiamo tutti insieme, in modo che non appaia una difesa personale, potremmo ribaltare nella opinione pubblica il giudizio che è stato proposto dalla magistratura. Michele mi sorrise amaro: “Vincenzo, lascia perdere. Come sono andate le cose lo sappiamo noi e il buon Dio. Noi siamo cattolici, offriamo a Lui queste sofferenze per i peccati che abbiamo commesso nella vita”. Mi turbai doppiamente: per la lezione di fede che ebbi in quel momento e per la tristezza che i suoi occhi rivelavano. Mi ricordai allora dell’usciere del tribunale quando fummo costretti a firmare un patteggiamento solo perché ci fu una confusione totale di ruoli. Classica l’arringa del suo avvocato: “il mio assistito è innocente, ma se proprio lo dovete condannare dategli le attenuanti generiche”. Disse l’usciere: “ora siete finiti”. In effetti gli innocenti morirono dentro quel giorno. La morte fisica è un accessorio foriero solo di pace. La sua fede lo ha protetto in questi venticinque anni di calvario attutito, e tanto, dall’affetto dei familiari.

Una settimana dopo averlo nominato assessore ai servizi sociali me lo vedo trafelato al comune: lui meticoloso e puntuale nel lavoro e nella vita aveva trovato un ufficio sgangherato non tanto nella sua fisicità ma nella sua componente sociale. Non a caso prima lo chiamavano assessore all’assistenza. Noi sin da subito gli cambiammo il nome facendo una piccola rivoluzione: non più contributi elargiti a discrezione ma un codice di comportamento, dove gli assistenti sociali erano chiamati a indagare sullo stato di famiglia dei bisognosi e graduare i contributi in denaro e molto più spesso renderli in servizi. Io e Michele fummo gli unici che ci mettemmo in aspettativa dal lavoro per essere al servizio della collettività e la indennità di carica ci garantiva il 20% in meno dello stipendio.Furono in molti a ribellarsi a queste procedure sia all’interno degli uffici che nella rappresentanza politica che utilizzava quell’assessorato come la buca delle lettere, ognuno per le proprie esigenze. Michele fu fermo e tenne la barra dritta riqualificando soprattutto il ruolo degli assistenti sociali.

Faceva anche lui parte di una corrente che onorò sempre con il suo impegno affrancandola quando possibile anche per gli oneri derivanti dal tesseramento. Quello che tuttavia posso dire con estrema chiarezza che mai si aggirò la legge per fini personali o clientelari. Fu la stagione quella delle grandi opere pubbliche (oltre 300 miliardi tra scuole, impianti sportivi, strade, ecc.) e nessun rilievo è stato evidenziato dagli esperti nominati dalla magistratura. Fu la stagione delle grandi operazioni culturali a costo zero per le casse comunali (settembre andriese, ottagono d’argento, corteo storico, concerti, ecc.) mobilitando l’intera città. Fu la stagione del grande rilancio della edilizia come ebbe a riconoscere l’associazione degli architetti e ingegneri. E Michele era sempre pronto a dare il suo contributo di idee e di operosità. Scelsi lui per accompagnarmi dal vescovo mons Lanave all’indomani della festa dell’Epifania del 1988 per ragguagliarlo di quello che stava accadendo sul comune e della fronda organizzata dagli uomini ombra. Un colloquio a tratti drammatico, a tratti confidenziale. Eravamo concordi nell’argomentare anticipando la foschia che avrebbe caratterizzato il prosieguo della esperienza amministrativa.

Ora te ne sei andato in silenzio, con il garbo e la correttezza che hanno caratterizzato la tua vita. La città ti è grata per il lavoro svolto come è grata alla tua famiglia per le sofferenze arrecatele a causa del tuo impegno politico. Un impegno generoso che la storia ti riconoscerà ma che comunque è nel cuore del buon Dio, nelle mani del quale tu ponesti la tua vita in quel lontano 1995.

Ciao Michele, lassù la Vergine sarà avvocato più efficace.

giovedì 28 Maggio 2020

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michele.martinelli-a1b2
michele.martinelli-a1b2
3 anni fa

Un impedimento involontario mi ha obbligato a rimanere a Modena mentre era programmato il mio rientro, ho letto oggi giovedi la triste notizia della morte di Michele Vitti. Non potendo essere presente ora ad Andria per essergli vicino ,mi associo al pensiero di Vincenzo D'Avanzo e voglio ricordarlo caramente aggiungendo e sottolineare che è stato anche uno dei fondatori del Gruppo Teatrale A.L.F.A.

dgr
dgr
3 anni fa

Un Grande Uomo e Padre di famiglia sotto ogni aspetto, che ho avuto il Piacere e l’Onore di poter conoscere da vicino. Una persona sulla quale potevi sempre contare, anche per un semplice consiglio, come il Vero Amico che se pur non presente fisicamente per tante ragioni, sai benissimo che c’è e ci sarà sempre nei momenti bui della tua vita. Ha sofferto i mali terreni per godere sicuramente del bene più Alto. La fede e la cultura sono state le sue più grandi e fedeli alleate che gli hanno consentito di superare i momenti difficili e Ingiusti della sua vita. Mancherai Michele, mancherà sapere della tua presenza fisica, nella consapevolezza che da lassù sarai di conforto a tutti sino a quando non ci rincontreremo.