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Il viaggio come dichiarazione di amore alla vita: Cristina Marchio, da Andria all’Indonesia

Sabino Liso
Sabino Liso
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Cristina Marchio e la sua esperienza in Indonesia
Da una vacanza alla svolta con la creazione di un'impresa turistica a Komodo: «Quando ho detto a mia madre che mi trasferivo a Bali, lei ha capito Bari e le è venuto un colpo, poi le è venuto doppio»
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Cristina Marchio, andriese, una laurea in Economia all’Università di Pavia, esperienze in qualità di consulente e poi marketing all’estero, ha vissuto e lavorato in Danimarca, poi per lavoro anche in Svizzera, Sud Africa, Stati Uniti, Inghilterra. Uno spirito nomade da sempre, praticamente.

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Chiusi nelle nostre case ormai da quasi un anno, abbiamo respirato durante l’intervista una ventata di aria nuova: l’emozione di Cristina traspare quando parla della sua avventura di vita, del mare, delle amicizie. Qualcuno ha scritto che viaggiare è una dichiarazione d’amore alla vita: nel caso della nostra concittadina, l’amore è intenso e “contrastato” a causa del Covid, ma emergono i germogli della nuova vita che inizierà anche per lei quando la pandemia sarà solo un ricordo.

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L’esperienza più importante della tua vita inizia nel 2013 quando decidi di farti un viaggio, una vacanza in Asia, l’Indonesia la tua destinazione: e poi che succede?

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«Lì la mia vacanza si allunga, incontro per caso un vecchio amico, lo vado a trovare: lì ho ritrovato il mare e l’ho ritrovato in maniera diversa perché immergersi nel cuore della barriera corallina più sana e più bella del mondo mi ha cambiato la vita. Succede poi che sempre per consulenza ho sfruttato le mie skills e ho fatto immersioni e viaggi esplorativi per National Geografic e BBC verso la Papua Occidentale. In quel momento mi sono detta “non voglio che finisca”, all’azienda per cui lavoravo ho chiesto mesi di aspettative e in quel periodo mi sono innamorata di questa avventura. Ho conosciuto delle persone che stavano mettendo su un progetto turistico e che volevano coinvolgermi. A quel punto sono tornata in Europa e ho provato a ritornare letteralmente nell’abito e fare una vita “corporate”. Presto però ho deciso di mollare tutto e trasferirmi in Indonesia. Quando ho detto a mia madre che mi trasferivo a Bali, lei ha capito Bari e le è venuto un colpo, poi le è venuto doppio… (sorride).

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Ho vissuto tra Bali e Rajampat (prima destinazione mondiale per la subacquea): lì però non sono andate bene le cose come speravo, così ho deciso di diventare una sub professionista e sono andata a finire a Komodo: qui comincia “una” mia nuova vita. Nel posto giusto e nel momento giusto.

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A Komodo ha inizio quello che tutti potrebbero definire un incipit perfetto per il racconto di una barzelletta: c’erano un italiano, uno spagnolo, un tedesco, una inglese che decidono di mettere su una scuola di sub con una barca che fa mini tour per l’arcipelago di Komodo, che praticamente è la mecca per tutti i sub in quanto l’Oceano Pacifico e l’oceano Indiano si incontrano e creano le condizioni perfette per avere la più alta concentrazione di varietà biomarina, coralli e pesci tropicali (ci sono 1000 specie diverse di pesci tropicali e tipo 260 specie di coralli, c’è il 20% dei coralli sani di tutta la barriera corallina del mondo).

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La Terra è coperta dal 70% di acqua, immaginare cosa ci sia sotto è stato per me stimolante».

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Torni in Italia a settembre per le votazioni ma in realtà è stato un pretesto poiché da marzo 2020 a causa dell’emergenza sanitaria il vostro lavoro anche in Indonesia si è bloccato. Com’è oggi lì la situazione?

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«L’Indonesia ha chiuso le frontiere, il turismo è praticamente morto. Per quanto riguarda il Covid, l’indonesia non è molto trasparente nella comunicazione: il focolaio più grosso è a Jakarta, porti e aeroporti sono chiusi, gli ospedali poco attrezzati per la terapia intensiva, non c’è ossigeno (non c’era prima della pandemia e non c’è ora). Pertanto la gente non si può permettere di controllare le proprie condizioni di salute. Questa situazione di stallo mi ha portato a restare qui ad Andria, dopo aver vissuto circa un anno che comunque è stato appassionante, poiché la solidarietà che si è venuta a creare in Indonesia è stata bella: lì non senti le ambulanze, ma lo vivi indirettamente perché la perdita economica è stata dura. Ci siamo dovuto togliere il pane di bocca per cercare di aiutarci a vicenda».

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Prospettive future?

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«Sto aspettando che il confine indonesiano riapra, perché malgrado io possa tornare, non ha senso farlo e lì non posso lavorare. Mi sto dedicando ora allo studio, l’obiettivo è salvare quello che abbiamo creato, i ragazzi che lavorano con noi, e ridare uno scopo a loro. Tutta la filosofia indonesiana è: nessuno ti dà nulla, tutto quello che ottieni e che fai te lo devi guadagnare in tutti i sensi. Non c’è un aiuto del governo, un sistema legale, amministrativo, le scuole non funzionano, i ragazzi non sanno cosa potrebbero fare, cosa c’è fuori e quindi tutti gli stranieri che arrivano lì sono importanti per la crescita anche della gente del posto. Solo attraverso il turismo possono accrescere le proprie conoscenze culturali perché la maggior parte di queste persone non può viaggiare. Siamo noi che portiamo conoscenza, spunti, e loro la danno a noi perché lì ho imparato da zero a costruire una barca, a portarla, a districarmi nella vita dove le skills non sono scritte in un curriculum e le “costruisci”, anche quelle. Loro però malgrado non abbiano nulla, sono così pratici che non riescono ad essere tristi nonostante la loro condizione».

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Come hai trovato Andria dopo aver trascorso 7 anni in Indonesia?

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«In passato sono fuggita dal continuo affanno, alla corsa di accumulare, i ritardi, nonostante avessi un lavoro certo sono andata in un posto dove non ci sono garanzie… ma se penso a come sono riuscita a rilassarmi da quest’ansia rifarei tutto daccapo. Siamo tutti carenti di energia, di ottimismo, purtroppo l’ho visto diffuso tantissimo e dall’altra parte tanti amici che hanno voglia di fare, di investire ma hanno tutti paura…»

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martedì 26 Gennaio 2021

(modifica il 2 Agosto 2022, 13:03)

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Magda Fortugno
Magda Fortugno
3 anni fa

L'amica dalle mille avventure…l'amica con un animo folle ma é proprio quest'animo 'folle' che l'ha portata e la porta a fare delle scelte di vita meravigliose…perché di questo si tratta…ci fa sognare ad occhi aperti…ma per fare tutto ciò ci vuole anche un immenso coraggio. Brava cri