Il festival della Disperazione si avvicina e il sentimento di umoristica tristezza si fa sempre più lampante. Festival che giunge alla sua quinta edizione e ha bisogno di nuova linfa disperata per reinventarsi e migliorarsi.
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In occasione dell’avvicinamento alla data di inizio, 21 luglio, abbiamo avuto modo di parlare con Gigi Brandonisio, uno dei volti principali del Festival, nonché uno degli ideatori di questa “malinconica” kermesse.
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Durante la chiacchierata si è parlato non solo del Festival in sé, ma anche dal concetto della disperazione, elemento chiave su cui si costruisce il gioco di ironia e cultura da cui il Festival muove. Tutti i letterati di ogni secolo infatti si sono spesso approcciati col tema del pessimismo, analizzandolo in un modo o nell’altro in funzione della propria esperienza e anche ad uso e consumo del lettore. Un esempio lampante è tratto dalle “preghiere laiche” del compianto professore e giornalista Michele Palumbo. Il riferimento va alla “preghiera disperata” di Pier Paolo Pasolini, che scriveva:
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«O immoto Dio che odio
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fa che emani ancora
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vita dalla mia vita
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non mi importa più il modo»
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Non c’era altra citazione più simile per un Festival che al quinto anno giunge sicuramente più forte, ma anche più triste, a causa dell’emergenza sanitaria ancora in corso.
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Uno dei personali successi di un Festival che deve ancora iniziare è stato sicuramente il grande numero dei partecipanti di provenienza extraterritoriale: «Non solo abbiamo ricevuto prenotazioni da ogni angolo della Puglia, ma sono state fatte chiamate anche dalla Campania e persino da Trento» – ha commentato Brandonisio – consapevole che lo slogan di quest’anno “un compromesso al ribasso” è in realtà solo uno scherzo autoironico che mette in luce, in chiave diversa, una crescita esponenziale in termini di qualità del prodotto e quantità di incontri.
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Tra le tante tematiche che verranno affrontate una delle più importanti sarà quella dell’ambiente, in relazione al cambiamento climatico. In questa chiave muove la collaborazione stretta con 3Place, l’associazione ambientale di Andria che cerca di consapevolizzare e sensibilizzare la cittadinanza su un tema molto delicato. Un problema che va analizzato e affrontato, perché altrimenti, come dice lo stesso Brandonisio, «a rimetterci le penne non sarà il pianeta, ma la conseguenza immediata sarà l’estinzione dell’umanità».
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Altre novità che chiamano la nostra attenzione sono la presenza di “Pastrocchi” e “Aperipianto”. Idee che nascono in parte dalla mente “malata” del Festival, in parte con obiettivi ben precisi. «Pastrocchi è il tentativo di coinvolgere una nuova fascia di pubblico, cioè i bambini, dando così importanza anche alla letteratura per ragazzi; Aperipianto è invece una vera e propria area relax che verrà allestita sulla balconata esterna del seminario vescovile e che adornerà una delle terrazze più belle della città».
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Per concludere, in linea con l’aspetto tragicomico del Festival, abbiamo sottoposto Brandonisio a un gioco, per quantificare il suo Q.I. di disperazione. Gli abbiamo infatti chiesto in maniera immediata: libro disperato del cuore, film disperato, piatto disperato, e non solo. Le risposte nella video intervista che vi invitiamo a vedere.
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La segreteria/biglietteria del Festival è disponibile presso il Museo diocesano “San Riccardo” in via Domenico de Anellis, n. 46.
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Questi gli orari:
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– Dal lunedì al venerdì, dalle 16 alle 20.30
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– Sabato e domenica chiusi per solitudine
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– Da lunedì 19 luglio si trasferisce in pianta stabile al Seminario Vescovile, in cerca di pace
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Dal 28 giugno, alle ore 16, è aperta anche la biglietteria online sul sito www.festivaldelladisperazione.it
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