Cultura

Non si dispensa dalle visite

Vincenzo D'Avanzo
Se prima i miracoli si vedevano più spesso (anche oggi capita e non ci accorgiamo distratti come siamo) è perché la fede dei nostri antenati era più granitica
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Tu dici: «Hanno fatto bene». Se una sola persona si fosse ammalata a causa della processione notturna, che da sempre ha il suo fascino nello stringersi caoticamente intorno alla Madonna quasi a volerla toccare, nella speranza di sentirla vicina, avvertire il brivido della sua carezza, sarebbe stato una colpa insopportabile. Ma poi ti svegli alle tre di notte e senti la nostalgia di qualcosa di importante che ti viene sottratto, ti rendi conto che quell’abitudine è parte importante della tua vita.

Io ho avuto la fortuna di aspettarla ogni anno a casa di mia madre in via santa Maria dei Miracoli, subito dopo la chiesa delle Croci, dove sul largo marciapiede si faceva la folla per il Rosario, pronta poi a infilarsi nella processione, magari litigando per entrare nei primi posti. Anche nel 1987 l’attesi davanti alla casa di mia madre. Che faccio? Al comune mi avevano detto che il sindaco non partecipa a quella processione. Ma io come al solito sono lì tra tanta gente che aveva premura di stringermi la mano. Che faccio? Mi chiesi più volte durante l’attesa senza avere la lucidità di prendere una decisione. Quando passò la Madonna si mosse la folla dei fedeli che era lì in attesa e io fui trascinato in mezzo ad essa (che fai non vieni?) e mi trovai così a seguire la processione. «Finalmente il sindaco a questa processione», esclamò qualcuno, e aveva ragione. Il sindaco deve stare in mezzo al popolo e lo deve precedere nel cammino, infatti la folla si aprì per inviarmi in prima fila. Nel 1988 non solo partecipò il sindaco ma anche il Vescovo Lanave introdusse l’usanza di guidare il gregge. Quando firmai il pagamento del contributo del comune per la nuova statua (anche se era stato deliberato dal Commissario Splendore) la mano mi tremò. Se ne accorse Vito Patruno che conosceva bene la tipologia di firme che io usavo per manifestare il grado di consenso verso quell’atto. Convenimmo che era diversa da tutte le altre. Il divino dialoga sempre con la mente degli uomini.

L’anno scorso la paura prevalse sulla voglia di seguire la processione. Ma quest’anno la voglia di tornare a una tradizione antica era molto diffusa. Quando il Vescovo ha comunicato che non ci sarebbe stata la processione notturna un po' di delusione è calata in tanti. Ma poi mi sono reso conto che aveva ragione lui e nel racconto di domenica scorsa ho detto che la Madonna probabilmente voleva le nostre visite. Ed eccomi qui, venerdì 10 settembre, seduto al primo banco nel silenzio più assoluto. Tre persone sono sparse a riempire la chiesa. Alzo lo sguardo e il primo pensiero che mi viene in testa è: buon giorno o “Regina vestita di sole”. Mi viene spontaneo perché la chiesa è particolarmente luminosa a sottolineare la lucentezza soprattutto del volto giovanile della Madonna (rispetto alla statua napoletana rubata che dava l’impressione di una matrona in trono). La statua rubata fu realizzata con l’obolo popolare quando il popolo non era proprio ricco. Per decenni quella statua aveva raccolto e conservato le ansie, i dolori, le speranze di un popolo sofferente che ci teneva a lasciare le impronte digitali del proprio affetto, con le dita umide per il bacio raccolto dalle proprie labbra e depositato sul piede che sembrava fuoriuscire apposta dalla veste. Oggi che la Corte Costituzionale dopo tanto studiare ha sancito che per il Crocifisso nelle aule o negli uffici fate come vi pare, per il popolo andriese la Madonna resta sempre Madre perché non si è mai sentito che “qualcuno si sia rivolto a Lei e sia rimasto deluso”.

E allora anche io provo a parlare con la confidenza piena di rispetto che un figlio deve alla sua mamma. E comincio a confidare le mie ansie, i miei tormenti, le mie paure e i problemi miei, quelli dei miei cari, quelli degli amici e quelli degli ex amici. È stato un colloquio fitto: ogni momento che trascorreva aumentava la serenità e la confidenza fino a quando tutto si è interrotto per la presenza di una signora non vecchia ma avanti negli anni che si era venuta a sedere sul mio banco. Aveva la corona in mano che sgranocchiava meccanicamente con le dita della mano destra mentre la bocca si apriva e chiudeva a una velocità impressionante e con la sinistra reggeva un fazzoletto bianco che ogni tanto le serviva per asciugare gli occhi. Io mi sono distratto, per qualche minuto ho guardato quella donna che dal volto, dai gesti e dai movimenti della bocca si capiva che era una madre premurosa. Io rimasi in silenzio a osservarla e lei se ne accorse. “Combà, so mniut a doic grazie pcchè m’ha fatt nu piaciair gruss gruss”. Cosa è successo, chiedo io curioso. Ho tre figli e tutti sono andati via per lavorare. Fin quando viveva mio marito tutto andava bene, ma sono tre anni che è morto e io mi sentivo sempre più sola. Ogni mattina durante il rosario pregavo la Madonna di far tornare almeno uno perché mi facesse compagnia e allietasse la casa con i nipoti. Questa estate uno da Torino si è ritirato con la famiglia in Andria e ora la mia vita è cambiata completamente. C’è più armonia in casa grazie anche ai nipoti. Li ho ospitati a casa che è grande anche se un po' scomoda per via di una scala interna molto ripida.

Mi congratulo con lei e soprattutto con il figlio che ha avuto il coraggio di tornare a casa per godersi la mamma. “Combà – mi interruppe lei, – dcioim nzmb n’ave Mareie alla Madonn” e si inginocchiò costringendo me a fare altrettanto. Lei subito attacca la prima parte e io rispondo con la seconda, mentre quella scala ripida della casa della signora fa planare la mia mente direttamente sulla città, sui suoi problemi antichi e recenti. Mi sono ricordato dell’estate del 1986 quando all’alba durante il mese di luglio da solo di fronte al mare con la cartina topografica di Andria disegnai il mio sogno per la città che poi trasferii nelle dichiarazioni programmatiche. L’accenno fatto dalla signora alla sua abitazione grande ma scomoda mi ha fatto venire in mente uno dei punti di quelle dichiarazioni programmatiche: il recupero del centro storico. Si cerca ancora di costruire quando invece l’obiettivo più facile da raggiungere è quello di risanare e ammodernare le case a rischio di abbandono nella zona più antica della città. Rigenerare non significa costruire altri palazzoni inutili. Quello è creare se non sprecare. Rigenerare è dare una fisionomia vivibile alle tante case non compatibili con le esigenze moderne. Quando agli inizi degli anni novanta si fece il piano regolatore io pensai a un grande piano di recupero prima affidando l’incarico a Mauro Civita per il suo amore per Andria (ci incontrammo proprio sul ponteggio realizzato in questa chiesa per rigenerare il tetto a cassettoni, uno dei più belli d’Italia, disse l’architetto), poi all’ing. Gregotti di Milano fidando sulla sua intelligenza urbanistica. Si è fatto diversamente e abbiamo ora un piano regolatore irrealizzabile, capace di creare ancora pateracchi come certe lottizzazioni concesse al di fuori del tessuto urbano. Se riusciamo a portare i servizi in tutte le case antiche o semplicemente vecchie, se riusciamo a utilizzare la tecnica moderna per adeguarle alle esigenze di oggi (addolcendo ad es. quelle scale molto ripide) altro che social housing verrebbe fuori. Sarebbe stato bello che con l’interramento della ferrovia la città fosse chiamata a dibattere sul suo futuro senza che questo rimanesse appannaggio di pochi. Un dibattito sulla città a cui partecipa tutta la città. Un dibattito è fruttifero se c’è il contributo di chi la pensa diversamente dalla maggioranza: è dal confronto che nasce il meglio.

A questo punto ho chiesto alla signora che era ancora con me di inginocchiarci di nuovo perché la Madonna assista l’amministrazione, a cui va dato il merito di qualche tentativo di aprire il Palazzo ai cittadini, perché abbia il coraggio di aprirlo anche per la economia e per la prospettiva di sviluppo (entrambi passano da una rivisitazione del piano regolatore), che significa lavoro per tutti, che significa benessere generale, che significa guardare tutti nella stessa direzione. Sui social si parla spesso con pessimismo del presente e del futuro. Ma entrambi sono nelle nostre mani, con l’aiuto proprio della nostra Protettrice che nei secoli ha dimostrato che di miracoli se ne intende. Infatti c’è una condizione perché la città sia come la desideriamo, che ciascuno torni ad amarla come qualcosa di proprio.

La signora non comprese le mie intenzioni ma tornò a inginocchiarsi con me per la recita dell’Ave Maria a parti invertite. Poi ci siamo avviati lentamente verso l’uscita. Passando davanti alla statua di santa Rita la signora si fermò e disse: «Comba, c chedd ca sì cercoit ià imbussible, na prghir a sanda Rita put finzinè».

Io ho sorriso segnandomi come aveva fatto lei mentre pensavo che prima i miracoli si vedevano più spesso (anche oggi capita e non ci accorgiamo distratti come siamo) è perché la fede dei nostri antenati era più granitica.

 

domenica 12 Settembre 2021

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Raffaele Pollice
Raffaele Pollice
2 anni fa

Vincenzo, davvero bello, interessante, carico di nostalgia sulla storica ed in parte per fortuna ancora attuale fede religiosa degli Andriesi, da vero un pezzo meritevole di riflessione sulle nostre più antiche ma anche attuali nostre nostre radici. Davvero complimenti. A proposito sul piano regolatore e sul recupero del centro storico è proprio il caso che ci torniamo sopra dopo la ricorrenza di questa festa patronale. Ciao. Un caro saluto. Lello Pollice.

grazia fortunato
grazia fortunato
2 anni fa

ricordi della nostra Andria….complimenti