Mare fuori, una serie tv che è riuscita a conquistare il cuore dei giovanissimi e non. Un titolo che riesce fin da subito a suscitare in noi delle emozioni e rimanda ad uno dei temi centrali, la speranza. Protagonisti dei giovani ragazzi che si trovano a dover scontare delle pene all’interno del carcere affiancati da figure professionali quali la direttrice, il comandante e i vari educatori.
Per molti telespettatori la realtà rappresentata potrebbe sembrare alquanto distante dalla realtà autentica tuttavia credo sia importante focalizzarsi sui messaggi che questa serie ha voluto lasciarci.
La speranza, la voglia di riscattare la propria condizione, le paure, le debolezze, la rabbia…tutte emozioni che possiamo scorgere nei personaggi che si sono ritrovati a vivere in un mondo che non hanno scelto di vivere e che hanno sviluppato i loro comportamenti e i loro modi di fare in base a ciò che hanno sempre osservato intorno a loro. Infondo sappiamo che un uomo sviluppa il proprio modo di pensare e i propri comportamenti anche in base al contesto in cui cresce e vive.
Nonostante questo, il messaggio della fiction è chiaro, c’è il mare fuori, quello che i ragazzi osservano tutti i giorni al di là delle sbarre, quel mare che probabilmente sperano di poter rivedere presto.
Carmine è uno degli esempi per eccellenza di coloro che si sentono oppressi in un mondo distante dai loro ideali e che aspettano solo il momento per poter rincominciare.
Non dimentichiamo che questi ragazzi sono cresciuti in famiglie spesso assenti o che seppur presenti non hanno garantito stabilità, di conseguenza hanno imparato ad utilizzare la rabbia come solo scudo per difendersi anche se ciò di cui hanno sempre avuto bisogno è stata una guida e un po’ di amore.
Ed è per questo che il comandante, la direttrice, gli educatori giocano un ruolo fondamentale nell’educare i loro ragazzi, nel mostrare loro la fiducia di cui hanno bisogno per credere di poter essere persone migliori al di fuori delle mura. I ragazzi hanno bisogno di sapere che qualcuno crede in loro, hanno bisogno di sapere che possono farcela e che possono dare vita alla versione migliore di sé. La direttrice, interpretata da Lucrezia Guidone, artista di origini Spinazzolesi, diventa il nuovo punto di riferimento per i ragazzi, inizia a credere più di chiunque altro nelle loro capacità. Inizialmente si era mostrata fredda e distante dai suoi ragazzi, determinata nel voler punire le loro azioni, nella quarta stagione abbandona la sua corazza e si lascia andare dando loro comprensione e sicurezza. Un cambiamento che scaturisce dall’osservazione dei loro comportamenti e dall’aver compreso che creare un barriera non le avrebbe consentito di raggiungere la sua pace interiore, venuta meno a causa della perdita di sua sorella.
Capisce che l’unico modo per interpretare al meglio il proprio ruolo non è quello di indossare una maschera ma di aprirsi e porsi come guida dei suoi ragazzi ed essere per loro qualcuno che non c’è mai stato.
Una rappresentazione romantica sotto alcuni punti di vista ma che non lascia dubbi, c’è sempre la possibilità di ricominciare.
Si ringrazia Chiara, per la condivisione di parole e pensieri.
Mi piace molto il messaggio di “speranza” più volte sottolineato. Abbiamo bisogno di guardare oltre, di non fermarci alla semplice apparenza che troppo spesso inganna. Grazie dottore e grazie a chi ha saputo con lei evidenziare il meglio
Grazie del tuo intervento in fondo bisogna trovare i vissuti belli sono i più autentici
La cosa che mi ha colpito molto in questo articolo è la forza dell’esempio. Se ne parla tanto, ma ancora non sappiamo quanto sia importante. Cio’ che manifestiamo, i nostri figli lo assorbono, come delle spugne. Grazie per questa riflessione
Se la forza dell’esempio fosse nella realtà meglio che una finzione ma …
Parlare di speranza per chi è fuori gioco rappresenta una vera sfida