L'approfondimento

Strage di Altavilla: quando uomo e bestia si assomigliano

Geremia Acri
Geremia Acri
sette
Persone abbandonate a loro stesse, che oramai sono disposte a tutto pur di seguire quello che è diventato il loro nuovo dio, uno che fa carneficine di spiriti senza vergogna
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La tragedia avvenuta ad Altavilla segna la fine inesorabile di un percorso che ha nella crudeltà perpetua il suo valore fondante. Una famiglia intera caduta per le gesta di uomini spogliati di ogni forma di umanità, condotti del più totale oblio della psiche che ha cancellato ogni filtro di comprensione del reale, con conseguenza tre vite spogliate senza scrupolo alcuno.

Le indagini seguiranno e faranno il loro corso, nella speranza che la giustizia possa restituire una minima parte di bene laddove il male si fa portavoce di carneficine continue, toccando mente e corpo. Ciò che, tuttavia, preme analizzare, è l’inquietante fenomeno in aumento delle sette o delle presunte tali che nel nostro paese proliferano. Sono movimenti gerarchizzati, dove solitamente c’è un leader, un guru spirituale che afferma di condurre alla fede, di essere una sorta di discepolo ufficioso di Dio. Uno statista della fede che giura di intercedere presso il Verbo, di guarire, di restituire alla persona la guida dalla strada perduta.

Ed è proprio su questo territorio di partenza che i praticanti del male trovano terreno fertile: le vittime sono sempre persone che hanno un forte malessere di qualsiasi tipo, già di per sé deboli, inerme, e predisposte ad essere ingannate. Questo perché si consegnano con gli unici strumenti rimasti a disposizione, fiducia e speranza di un domani migliore. Magari la fede li ha delusi, quella tradizionale; non hanno trovato nella Chiesa le risposte che cercavano, e cercano un rifugio, o per meglio dire, una via d’uscita dal dolore.

La risposta immediata arriva da queste persone, travestite da predicatori della fede, spesso istruiti alla manipolazione. Purtroppo, i social media rendono più semplice questo compito: far adescare la preda diventa più istantaneo. Un’arena perfetta dove con poche parole si può far abboccare una nuova vittima senza molti sforzi iniziali.

All’inizio sembra tutto normale, anzi miracoloso. Si pronunciano parole cariche di significato per conquistare proprio quella fiducia che diventerà la più grande condanna. Col passare del tempo, le prove per guadagnarsela diventano sempre più ostili, perché a loro detta Dio deve poter contare su di loro, pecore ingenue di un bestiame di fuoco. Il tutto viene fatto in Suo nome, perché solo così chi ha subito dolore può finalmente e definitivamente togliersi le vesti del male che li ha colpiti, e inseguire la rinascita dell’anima.

Nulla però deve essere lasciato al caso. Le prede devono, pian piano, interrompere il contatto con l’esterno, affinché la procedura sia più semplice e, soprattutto, non lasci tracce tangenti. Sempre più nell’ombra, sempre più predisposte a seguire ogni singolo dettame. E così i bambini o gli adolescenti non vanno più a scuola, smettono di parlare ai loro amici, mentre i genitori vivono nelle comunità interrompendo ogni forma di prestazione lavorativa o sociale con la promessa di ritrovate la strada; anzi, di trovarne una nuova e florida.

Detto così, sarebbe semplice affermare che uscire da questo vortice è gioco di un attimo. Il punto è esattamente questo: l’essere umano spogliato di ogni caratteristica umana, tra cui la capacità di pensare con la propria mente, è reso alla stregua di una qualsiasi bestia, disposta a mangiare carne perché è l’unico modo per sopravvivere alle avversità della natura.

La mente non esiste, l’emozione lascia spazio all’apatia, la fede diventa ossessione, la preghiera sostanza di morte. Persone abbandonate a loro stesse, che oramai sono disposte a tutto pur di seguire quello che è diventato il loro nuovo dio, uno che fa carneficine di spiriti senza vergogna. Il tutto con la certezza di liberarli dal demonio, di aiutarli ad essere felici, di intervenire laddove la Chiesa che loro frequentavano non ha fornito gli strumenti della felicità d’animo.

E così i riti, i sacrifici, le violenze, le torture senza fine, i ghigni di un dolore che non esiste neanche più, sostituito dalla goduria della sofferenza.

Sta qui il più grande paradosso di questi movimenti disumani. Affermare come Dio debba dare dolore e sofferenza e che solo attraverso essa ci si possa espiare dai malanni quotidiani. Egli da amore, porta amore dove prolifera l’abbandono dell’anima, va dagli ultimi, li chiama affinché possano non estraniarsi da una realtà spesso avversa. Se le vittime, che poi diventano rei, sono deluse dalla fede tradizionale, spesso è perché tra istituzione e fede reale c’è una forbice a volte incolmabile.

La nostra società è caratterizzata da fantocci che si definiscono leader e portatori di valori. Spesso usano la fede a sproloquio per i propri scrupoli politici, associano i loro gesti deplorevoli a un bene superiore che in realtà non li ha mai voluti. E aizzano le folle a seguire ogni dettame, con la consapevolezza che si può diventare discepoli di parole inesatte arrivando a bocche distrutte, pronte a tutto pur di redimersi.

Le sette agiscono in silenzio, alle volte con il consenso superiore che rende facile la strada dell’adescamento. In Italia se ne contano centinaia, e più una società è divisa, povera, abbandonata, più immediato sarà il compito di questi imprenditori del male; e luoghi come Altavilla prendono l’attenzione mediatica per stragi annunciate in partenza.

È a causa, dunque, di tanti impresari del dolore che certe voci nella testa diventano guida verso atti spietati. Eppure, Dio non da morte, ma solo vita e salvezza: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,9-10).

Diffidiamo da chi ci promette illazioni di redenzione, e facciamoci accogliere da Chi non promette, ma dona in eterno.

domenica 17 Marzo 2024

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