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Andria: Il Tesoro di Federico II

Domenico Tangaro
Domenico Tangaro
dettaglio - Castel del Monte
Alla ricerca del Tesoro di Federico II, nel Centro Storico della città, dopo 896 anni
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Voci di popolo raccontano che il 28 maggio del 1228, l’Imperatore Federico II di Svevia, decise di partire da Brindisi, per la Sesta Crociata, alla conquista del Santo Sepolcro in Gerusalemme, facendosi accompagnare dall’ammiraglio della sua flotta Enrico di Malta, dagli arcivescovi Bernardo di Castacca e Giacomo da Capua, del suo fedele camerlengo Riccardo e del maestro di dialettica Ibn-el-Gwasi.

Federico, non fidandosi ciecamente del Papa, ancorché gli confermò la stima e la sua capacità di governo dei territori, durante la sua assenza decise di far murare in otto luoghi del Centro Storico di Andria, il suo personale tesoro accumulato nel tempo, al fine di recuperalo al suo rientro dalla Terra Santa.

Diede disposizioni al suo fedelissimo camerlengo Riccardo, di individuare otto edifici nel Centro Storico di Andria, in cui conservare il suo tesoro, in un modo non facilmente individuabile a vista, ma identificabile in modo criptato e segreto, interpretando un codice formato dalle lettere del suo nome: F-E-D-E-R-I-C-O.

Il tesoro, così conservato e protetto doveva essere facilmente rintracciabile nel Centro Storico di Andria, al suo rientro della Sesta Crociata, per riportarlo alla luce e alla diponibilità dell’Imperatore.

A distanza di un anno dalla sua partenza, il 27 maggio 1229, l’Imperatore Federico II di Svevia entrò nella Città Santa, fu incoronato Imperatore di Gerusalemme e rientrò a Brindisi, dirigendosi verso Andria e Barletta dove, durante la sua assenza, il suo Regno era stato destabilizzato dai notabili del tempo.

Dopo circa un anno di assenza, dovette riconquistare il suo Regno con l’aiuto di Ermanno di Salza e Tommaso D’Acquino, utilizzando l’abilità di Pier Delle Vigne con proclami e diete, avendo rilevato che molti dei suoi fedelissimi trai quali Bertoldo, fratello di Rinaldo Duca di Spoleto, aveva invaso Spoleto e la Marca anconetana contravvenendo ai suoi ordini, disponendo inoltre, la confisca dei beni dei Templari e dei Giovanniti.

Infatti i gravi disordini guidati da Giovanni di Brienne e le sue bande armate occuparono tutto il suo Regno di Sicilia, giungendo sino a Napoli, Benevento, portandosi sino in Abruzzo, la Capitanata e Foggia.

Questi impegni e l’invito ufficiale dell’abate Nicola Di Bari di raggiungere Bitonto, il quale volle celebrare il ritorno dell’Imperatore dalla Terra Santa, ponendo una lastra scolpita nel Duomo in cui era riprodotta la famiglia Reale, lo distolsero dal recupero del suo tesoro conservato nel Centro Storico di Andria.

Da quel giorno, il tempo lo dedicò alla ricostruzione del suo Regno passando per città e territori quali: Foggia, San Lorenzo, San Severo, Troia, Casalnuovo, Civitate, Trani, Giovinazzo, Ruvo, Lecce, Avellino, Capua, Napoli, Gaeta, Montecassino, San Germano, Aquino, Sora e Melfi.

Consapevole che il suo tesoro fosse ben custodito nel Centro Storico di Andria dove, nel 1229, fece costruire al suo rientro una Porta di Ingresso, ancora oggi denominata Porta Sant’Andrea, su cui fece incidere una particolare testo in latino “ Andria fidelis, nostris affixa medullis ”, un’opera che sottolineò la fedeltà di Andria all’Imperatore.

Il 13 dicembre 1250, si concluse la vita dell’Imperatore Federico II di Svevia, dopo trent’anni e ventuno giorni di Regno, dimenticando o forse, per sua volontà, donando ad Andria ed ai suoi cittadini, il suo tesoro personale e segreto che, dal 1228 è conservato e custodito negli edifici del Centro Storico di Andria; dopo 896 anni bisognerebbe cercarlo con scrupolosa attenzione e rispetto, studiarlo, al fine di poterlo riportare eventualmente alla luce.

venerdì 22 Marzo 2024

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