Cronaca

Andria, processo usura ed estorsioni, il legale dei Pesce: «Non c’è l’aggravante del metodo mafioso»

Luca Ciciriello
Luca Ciciriello
Andria panorama - i tre campanili
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Secondo il penalista, quest’ultimo sarebbe stato attribuito «in maniera induttiva per alcune parentele dei fratelli con un altro clan andriese»
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Da un lato la richiesta del rito abbreviato condizionato all’ascolto delle persone offese perché, durante la fase delle indagini, queste ultime si sarebbero contraddette più volte. Dall’altro il ricorso in Cassazione per impugnare l’ordinanza di misura cautelare (già confermata dal Tribunale del Riesame) ed escludere, quindi, l’aggravante del metodo mafioso.

È la strategia difensiva dell’avvocato Michele Pierno, legale dei fratelli Gianluca e Oscar Davide Pesce, arrestati lo scorso anno dalla Polizia di Stato perché accusati – a vario titolo e in concorso con altre quattro persone – di estorsione, tentata estorsione e usura aggravati dal metodo mafioso, e di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di pistola.

In particolare, secondo il penalista, il metodo mafioso sarebbe stato attribuito «in maniera induttiva, per alcune parentele dei fratelli con un altro clan andriese. In realtà – sostiene –, non c’è alcuna sentenza precedente che abbia condannato in via definitiva i due Pesce per mafia».

Un episodio contestato dalla Procura si riferisce ad una presunta estorsione ai danni di un agente della polizia municipale, coinvolto in un sinistro stradale con la compagna di Oscar Davide. L’altro, invece, riguarda un presunto prestito usuraio che i Pesce avrebbero concesso ad un giovane commerciante.

Intanto, è concreta l’ipotesi che il Comune di Andria si costituisca parte civile nel processo.

mercoledì 27 Marzo 2024

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